Con il visore notturno a caccia: «Saltate oltre 200 patenti in un mese?»

Il dato è riportato nell'interrogazione firmata da un gruppo di deputati comunisti. Sulla sua veridicità viene interrogato il Governo.
BELLINZONA - Un’interrogazione depositata dai deputati comunisti Massimiliano Ay e Lea Ferrari (e altri firmatari) porta all’attenzione del Consiglio di Stato un tema che sta facendo discutere il mondo venatorio: il presunto ritiro di oltre 200 patenti di caccia nel solo mese di settembre.
Secondo le informazioni raccolte, i guardiacaccia avrebbero sequestrato centinaia di apparecchi per l’osservazione notturna della selvaggina. Questi strumenti, autorizzati dal 2024 per la caccia al cervo in tardo autunno, per quella invernale e per la caccia estiva al cinghiale, rimangono invece vietati durante la caccia alta, che si svolge a settembre. Diversi cacciatori, tuttavia, sarebbero stati fermati in possesso di visori notturni e, in molti casi, privati della patente, anche senza essere stati colti nell’atto di utilizzarli per abbattere animali.
Un numero che, se confermato, rappresenterebbe un’anomalia: di norma, nello stesso periodo, le patenti ritirate dall’Ufficio caccia e pesca si aggirano attorno alla decina. Ay e Ferrari chiedono quindi chiarimenti su più fronti: è vero che siano state ritirate circa 200 licenze? È corretto che la sola detenzione di un visore comporti automaticamente la sospensione, senza prevedere sanzioni alternative come richiami o multe?
Gli interrogativi riguardano anche le modalità dei controlli, l’informazione preventiva ai cacciatori e il destino dei dispositivi sequestrati. Infine, i deputati sollevano un tema di sicurezza: dato che la caccia è consentita dalle 6 alle 20.30, spesso in condizioni di scarsa visibilità, perché vietare l’uso dei visori in settembre? E, con un numero ridotto di cacciatori, sarà comunque possibile raggiungere le quote di abbattimento previste per cervi e cinghiali?