UDC Ticino, Marchesi confermato alla guida del partito


Il consigliere nazionale: «Il Governo cantonale si limita alla pura amministrazione, serve una scossa propositiva».
Il consigliere nazionale: «Il Governo cantonale si limita alla pura amministrazione, serve una scossa propositiva».
BIASCA - Il congresso cantonale dell'UDC riconferma, come guida del proprio partito, il consigliere nazionale Piero Marchesi.
Lo comunica lo stesso partito attraverso una nota stampa. Il congresso è stato anche «l’occasione per il partito di presentare i temi principali su cui si sta lavorando a livello cantonale e nazionale».
Sergio Morisoli – capogruppo in Gran Consiglio – ha parlato delle finanze cantonali: «Troppo facile spendere i soldi degli altri e quando finiscono farseli prestare dalle banche. È un sistema perverso che produce deficit a gogò e una montagna di debiti sulle spalle dei giovani». Il problema «è strutturale e – come è stato ribadito più volte – vi è un’incapacità generalizzata del Consiglio di Stato e del Gran Consiglio di risolverlo. La soluzione dell’UDC è semplice: dare meno soldi allo Stato, obbligarlo a spenderli meglio, imporgli di allocare le risorse in modo selettivo e di aziendalizzare input e output». L’iniziativa “Stop all’aumento dei dipendenti cantonali”, lanciata con esponenti di altri partiti e le associazioni economiche, «rientra proprio nel programma di risanamento delle finanze cantonali, così come il Decreto Bis, depositato prima della pausa estiva».
Dal canto suo, la giustizia «non ha bisogno di revisioni titaniche, ma di evolversi puntualmente per stare al passo con i tempi: la giustizia necessita di soluzioni e le stiamo elaborando in Commissione giustizia e diritti, di cui faccio parte» ha detto Roberta Soldati, deputata in Gran Consiglio e vicepresidente del Sopraceneri. «Questo importante potere dello Stato non deve sacrificarsi in nome di risparmi, dopo essere stato dimenticato per anni, a scapito di assunzioni sproporzionate dell'apparato amministrativo statale, che hanno fatto incrementare in modo smisurato la burocrazia e fatto esplodere la spesa pubblica».
Per Diego Baratti, vicepresidente del Sottoceneri, «la digitalizzazione è una necessità per le nostre imprese, per la nostra economia, per i cittadini che hanno diritto a uno Stato moderno ed efficiente. È una necessità anche per la credibilità delle istituzioni: uno Stato lento e burocratico non solo costa troppo, ma perde anche la fiducia della popolazione» ha spiegato. «Non basta dire che manca la base legale. Perché la base legale si può e si deve fare. In fondo, il Ticino non deve inventare nulla di nuovo. Lucerna, Turgovia, San Gallo sono già più avanti di noi: hanno sportelli digitali, open data, servizi online accessibili. Spetta a noi ora copiare i modelli che funzionano e metterli in pratica adattandoli alla nostra realtà».
Di un tema caldo a livello nazionale si è occupato Marco Chiesa, consigliere agli Stati e municipale a Lugano: «È l’ennesimo pacchetto avvelenato, presentato come “Bilaterali III”. Ma noi non ci lasciamo abbindolare, non c’è nulla di bilaterale. È un mero trattato di sottomissione, che non protegge la nostra democrazia». In gioco ci sono i diritti dei cittadini: «La Svizzera adotterebbe il diritto comunitario in modalità dinamica, ossia automatica. Gli svizzeri potranno votare, ma non saranno liberi di decidere, perché se il risultato del voto non sarà gradito all’UE, questa potrà adottare misure sanzionatorie. E ancora: «Un popolo che vota sapendo che può avere delle sanzioni, non è più libero e sovrano». In caso di controversie ad avere l’ultima parola «saranno i giudici stranieri, che applicheranno il diritto e la giurisprudenza dell’UE. Non da ultimo, la Svizzera dovrà regolarmente versare ingenti somme all’UE».
E quali alternative ci sono all’Unione Europea? «Il mio intervento potrebbe concludersi in una sola parola: tante!» ha dichiarato Paolo Pamini, consigliere nazionale. «Ci sono tante nazioni con cui abbiamo un accordo di libero scambio. Questo significa nessun dazio per le merci. È questa la vera chiave alternativa». La Svizzera è stata il primo paese europeo - geograficamente parlando - a concludere un accordo di libero scambio con la Cina nel 2014. «Stiamo concludendo ora un accordo di libero scambio con il MERCOSUR, dunque il nostro Paese continua a muoversi in questa direzione: l’alternativa si chiama “Libero commercio”».
Un momento del congresso è stato dedicato a un’intervista a Piero Marchesi, riconfermato alla guida del partito. «Oggi il Consiglio di Stato si limita alla pura amministrazione perché non ha visioni, idee e neppure coraggio per portare avanti riforme di cui il Paese ha bisogno. Il Governo cantonale ha bisogno di una scossa propositiva, per questo l’UDC si mette a disposizione dei ticinesi per dare il suo contributo».