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LUGANO

«Picchiavo per sentirmi grande. Mi vergogno con tutto me stesso»

Alla sbarra un 22enne ticinese protagonista di un pestaggio avvenuto davanti a una discoteca di Lugano, pochi giorni prima di dover comparire in tribunale per rapimento e sequestro di persona.
Ti-Press / Samuel Golay
«Picchiavo per sentirmi grande. Mi vergogno con tutto me stesso»
Alla sbarra un 22enne ticinese protagonista di un pestaggio avvenuto davanti a una discoteca di Lugano, pochi giorni prima di dover comparire in tribunale per rapimento e sequestro di persona.

LUGANO - È un incarto complesso quello trattato questa mattina dalla Corte delle Assise criminali di Lugano, presieduta dal giudice Curzio Guscetti (lo dimostrano le due scatole piene di documenti portate in aula).

Rissa al Blu Martini - A processo è comparso un 21enne ticinese protagonista di una rissa avvenuta nel luglio del 2024 davanti alla discoteca Blu Martini di Lugano. 

Il ragazzo era già noto alla giustizia. Pochi giorni dopo il pestaggio sarebbe dovuto infatti comparire in aula per rispondere, assieme ad altri due imputati, di rapimento e sequestro di persona. Fatti avvenuti ad agosto del 2023 tra Vezia e Figino con l’obiettivo di estorcere 20mila franchi alla vittima.

I capi d'accusa - L'autore è accusato in via principale di sequestro di persona, rapimento e violazione di domicilio per i fatti di Vezia e ripetuto tentato omicidio intenzionale, ripetute tentate lesioni gravi e rissa per il pestaggio davanti al locale luganese, a cui si aggiungono le imputazioni per uso di stupefacenti e possesso non autorizzato di armi. Nella sua abitazione sono stati sequestrati coltelli, stelle ninja e bastoni allungabili (tutte armi vietate) oltre a una pistola softair.

In aula il giovane imputato, che sta scontando anticipatamente la pena, si è detto subito disposto a collaborare con la Corte. Dal quadro tratteggiato dal giudice Guscetti, che ha ricordato i verbali dell'interrogatorio, è emerso un ragazzo con un'adolescenza confusa che ha alternato un apprendistato all’altro, senza però trovare la giusta strada a causa anche di una tossicodipendenza sviluppata quando ancora era molto giovane. 

Bullismo - Sono emersi anche degli strascichi di bullismo subito in ambito sportivo oltre a un rapporto difficile con il padre «Sentivo il peso delle richieste dei genitori. Non riuscivo a rispettare le sue aspettative».

Il rapimento e il sequestro - Ma veniamo ai fatti. Il primo caso trattato in aula è stato quello del sequestro di Vezia. Due dei quattro responsabili sono già stati condannati l’anno scorso (luglio 2024) per rapimento qualificato.

L’imputato alla sbarra oggi ha riconosciuto sia i fatti che l’imputazione di sequestro di persona senza riconoscere però l'aggravante di violazione di domicilio.

«Violenze inaudite» - Quattro ore di agonia interrotte soltanto dall'intervento dei proprietari della fattoria unito alla promessa della madre della vittima di mandare i soldi il prima possibile. Il Giudice ha mostrato all’imputato le foto delle lesioni della vittima (schiena, volto, braccia). «Perché ha inflitto tali violenze conciando letteralmente una persona in questo modo (malgrado lui collaborasse)?».

«Ho riflettuto molto - ha ammesso l’imputato - ora mi vergogno di quello che ho fatto. Seguivo gli altri e mi sentivo più grande, più forte, spavaldo. Mi viene ribrezzo pensare che ho fatto una cosa del genere a una persona, che per di più neppure conoscevo».

La rissa la Blu Martini - Sul secondo atto d'accusa invece, ovvero i fatti del Blu Martini, il ragazzo ha riconosciuto l'imputazione di rissa e in parte il tentato omicidio intenzionale («lascerò specificare gli aspetti giuridici al mio difensore»). 

L’imputato ha voluto precisare di non essere uscito con l’obiettivo di fare rissa. «Come si vede dai filmati non era mia intenzione unirmi alla scazzottata».

Due momenti distinti - Sono due gli episodi analizzati. All’inizio della rissa, mentre la vittima era a terra, l'imputato ha sferrato un calcio in direzione della testa mancando però il bersaglio. Dopo una breve colluttazione, il gruppo si è separato. Ma la vittima è tornata ad aggredire l’imputato, mentre si stava allontanando, con un pugno che ha fatto scatenare un’altra scazzottata. 

Dai video di sorveglianza si vede che dopo il pugno la vittima è stata aggredita da una terza persona e gettata per terra per poi ricevere due calci alla testa dall’imputato.

Il secondo calcio - Dopo un primo calcio la vittima si trovava per terra apparentemente priva di sensi quando è giunto il secondo calcio in volto. «Non so come giustificarmi, non ragionavo e non ero lucido. È stato sbagliatissimo e ne sono consapevole».

Altra violenza? - Ma è possibile tracciare un filo rosso tra questa aggressione e il sequestro di Vezia? «I due episodi sono diversi. In fattoria è stata violenza gratuita. Nel secondo avvenimento, io non ero lì per fare male a qualcuno. Mi sono trovato in una situazione e ho reagito in modo sbagliato, ma non erano le mie intenzioni».

Dal certificato medico la vittima ha subito una doppia frattura della mandibola che ha necessitato un intervento chirurgico. Il perito ha ritenuto che i calci fossero stati di forza notevole. Se avessero colpito altre regioni del cranio si sarebbero potuti creare danni irreparabili con possibile pericolo di vita.

In vacanza in Albania - L’imputato è poi fuggito e non si è costituito. Anzi, è partito in vacanza in Albania: «Ho avuto paura per il procedimento penale in corso, ero spaventato di finire in prigione pochi giorni prima del processo. Non sono scappato, sono partito pensando di evitare il tutto. In Albania ho capito che, tornato, avrei dovuto affrontare le conseguenze delle mie azioni.».

Dalle chat di Instagram trovate sul telefono però è emerso che il ragazzo fosse alla ricerca di un aiuto per ottenere il ritiro della denuncia da parte della vittima. «Abbiamo litigato anche con un gruppo di albanesi», si legge dalle chat. «Erano enormi, ne abbiamo mandato uno a casa in ambulanza». 

La Corte di riunirà nel pomeriggio per lasciare spazio al procuratore pubblico Simone Barca.

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