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Lupi e allevatori: il grido d’aiuto di Brenno e Francesca

Sesta predazione della stagione per l'azienda agricola Adula: «All'appello mancano una cinquantina di capre. Come si fa a continuare così...».
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Lupi e allevatori: il grido d’aiuto di Brenno e Francesca
Sesta predazione della stagione per l'azienda agricola Adula: «All'appello mancano una cinquantina di capre. Come si fa a continuare così...».

LOTTIGNA - Un’altra predazione, l’ennesima. Sabato 6 settembre, verso le 19, il lupo avrebbe attaccato un gregge sull’alpe Duragno, causando la morte di una capra. Per l’azienda agricola Adula, condotta da Brenno e Francesca Poletti, non è purtroppo un caso isolato. «Si tratta del sesto attacco della stagione – raccontano – e all’appello mancano una cinquantina di capre che non riusciamo più a ritrovare».

Il bilancio economico per la piccola azienda è pesante: meno animali da reddito, meno latte e quindi meno formaggio da riportare a valle.

Alla perdita degli animali si somma l’amarezza per i mancati risarcimenti. «L’Ufficio caccia e pesca non ci paga i capi predati – denunciano i Poletti – perché sostiene che non disponiamo di protezioni idonee. Ma i lupi hanno sempre attaccato di giorno, mentre di notte le capre sono chiuse nel recinto. È come una prigione per loro, ma non basta».

Come se non bastasse, aggiungono, la Sezione dell'agricoltura ha ridotto i contributi, con un taglio di 3'000 franchi. «Così la stagione alpestre si chiude per noi con un deficit di parecchie migliaia di franchi. Ci chiediamo come sia possibile continuare in queste condizioni».

Il malcontento espresso dall’azienda Adula non riguarda solo la singola realtà. Molti piccoli allevatori ticinesi, già messi sotto pressione dai predatori, si sentono poco ascoltati dalle autorità. «La nostra impressione – scrivono i Poletti – è che invece di aiutare gli allevatori si remi contro di noi. Gli aiuti concreti vanno alle grandi aziende, mentre le piccole sono destinate alla chiusura. Forse è proprio quello che vogliono i funzionari e i politici che amministrano l’ufficio dell’agricoltura».

Dietro l'amarezza di queste parole sembra farsi sempre più concreto il rischio di un progressivo abbandono delle alpi ticinesi da parte delle piccole aziende familiari.

La famiglia Poletti, come altri allevatori, chiede più attenzione e sostegno: «Speriamo che qualcuno, finalmente, ci venga in aiuto».

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