Un amico della ragazza morta dopo il rave: «Usava ketamina»


Emergono alcuni dettagli sulla giovane luganese lasciata in gravi condizioni davanti al San Giovanni di Bellinzona
Emergono alcuni dettagli sulla giovane luganese lasciata in gravi condizioni davanti al San Giovanni di Bellinzona
BELLINZONA - Potrebbe esserci l'abuso di ketamina dietro la morte della diciannovenne morta dopo avere partecipato a un rave: lo riporta il quotidiano laRegione raccogliendo le testimonianze di un amico della ragazza. «Era una bellissima persona, con tante qualità - ha dichiarato al quotidiano bellinzonese - purtroppo si è infilata in qualcosa più grande di lei che l’ha uccisa. Sto parlando per esempio della ketamina».
Stando al racconto dell'amico già sabato sera alla diga della Roggiasca, a Roveredo, dove si stava tenendo un rave abusivo la ragazza stava già male: «Lei non stava bene. In piedi sulle casse della musica, sembrava addormentata. L’abbiamo fatta scendere e accudita accanto al falò acceso per riscaldarci, viste le temperature», ha raccontato al quotidiano.
Quello stato di semi-trance è continuato per tutta la notte - ha riferito ancora il giovane - ed è continuato anche la mattinata dopo. Chi era con lei si è accorto che il suo battito cardiaco era sempre più debole: «ho insistito sul fatto che bisognava assicurarle un’assistenza adeguata - ha continuato nel racconto il giovane - e che bisognava chiamare l’ambulanza. Ma purtroppo nessuno dei suoi amici con i quali era salita alla diga ha voluto farlo». La spiegazione? Secondo l'amico della diciannovenne per paura che di perdere la patente in caso di un controllo della Polizia.
Alla fine - sempre secondo il racconto dell'amico - qualcuno si è deciso a caricarla in macchina e portarla «forse all'ospedale» ha detto. La giovane si era diplomata al Centro scolastico per le industrie artistiche di Lugano e aveva iniziato un percorso formativo di pittrice. «Da quanto mi raccontava- ha riferito l'amico al giornale bellinzonese - i suoi genitori erano molto preoccupati per lei, per la sua salute e per le compagnie che frequentava. Inoltre era anoressica. Consumava sostanze ma non beveva alcol. I suoi genitori lo sapevano, erano disperati. Era lei a dirmelo. Ma rifiutava ogni dialogo e tentativo di aiuto, con loro, con noi. Purtroppo è finita nel peggiore dei modi».