«Ma se a novembre dormiamo tutti...»

Ticino 365 dovrebbe rappresentare la svolta per la destagionalizzazione del turismo. Ma chi lavora al fronte nutre seri dubbi: «Non siamo pronti». La replica: «Ci arriveremo».
BELLINZONA/ LUGANO - "Novembre appartiene al Ticino". Nella mattina di lunedì a Bellinzona, durante la presentazione di Ticino 365, è stato ripetuto più volte. Il nuovo concetto di destagionalizzazione, lanciato da Ticino Turismo e da altri partner, si scontra però con la dura realtà. I turisti per frequentare il Ticino anche in autunno e in inverno chiedono più eventi e aperture di negozi ed esercizi pubblici prolungate.
Impreparati? – «Non siamo pronti per un cambio così radicale – sostiene Rupen Nacaroglu, presidente della società dei commercianti di Lugano e di Lugano Region –. Non tutti si sono ancora resi conto che il turismo rappresenta davvero un motore per l'economia».
«Tra la teoria e la pratica...» – «Il progetto lanciato da Ticino Turismo mette l'accento sulle potenzialità che abbiamo – dice Claudia Pagliari, presidente dei commercianti bellinzonesi –. Ma tra la teoria e la pratica c'è un abisso. Allo stato attuale delle cose in pochi hanno voglia di mettersi in gioco nella stagione fredda. A novembre dormiamo tutti. Questa è la realtà».
«Troppi hotel chiusi in inverno» – Nacaroglu sembra sulla stessa linea d'onda. «Nel Luganese diversi alberghi sono chiusi in inverno. Troppi. La consapevolezza che si possa fare qualcosa di buono anche col freddo non c'è ancora. Per fare in modo che Ticino 365 abbia un senso bisognerebbe andare tutti nella stessa direzione. Al momento è difficile ipotizzarlo».
Il tarlo del dubbio – «Tutto ciò che può portare movimento è benvenuto – ammette Davide Rampoldi, presidente della società dei commercianti del Mendrisiotto –. Però politica, amministrazioni e sindacati sono preparati a una simile rivoluzione? E a livello di ordine pubblico la popolazione è pronta a tollerare qualche evento in più? C'è chi dopo una certa ora, al minimo rumore, chiama facilmente la polizia».
«Prima la collettività» – Quanto è complicato creare eventi, anche in inverno, in un cantone in cui tanti si lamentano o fanno ricorso anche per inezie? «C'è margine per fare di più anche in novembre, gennaio o febbraio – evidenzia Michael Lämmler, ideatore di Winterland a Locarno –. Solo che bisogna arrivare a mettere l'interesse collettivo sopra l'interesse individuale».
«Siamo tutti volontari» – Proprio sulla questione eventi anche Pagliari ha qualcosa da ridire. «È vero che molti ci chiedono di organizzare qualcosa anche col freddo. Ma noi siamo tutti volontari, gente che già dedica tantissimo tempo alla propria attività. Gli eventi dovrebbe organizzarli chi è pagato per farli. E poi bisogna stare attenti alle lamentele. Perché tutti vogliono gli eventi, ma se sgarri di una virgola ti riempiono di lamentele».
«Più flessibilità» – Dal Sottoceneri Nacaroglu cita l'esempio delle Cave di Arzo, dove gli eventi estivi sono stati messi in discussione da un ricorso. «Ticino 365 propone qualcosa di costruttivo. Ma se davvero si vuole destagionalizzare, in particolare nelle aree urbane, allora occorre essere anche più flessibili. Non si può fare ricorso per ogni cosa».
«Da noi tanti eventi, poco indotto» – Rampoldi rincara la dose: «Non bisogna neanche cominciare a fare eventi tanto per farli. Vanno studiati bene. Ci sono anche cifre importanti che si muovono. Recentemente ci hanno "accusato" di fare tanti eventi ma di portare poco indotto al territorio. Ticino 365 è una bella idea. Ma vorrei capire nel concreto come si intende mettere d'accordo tutti».
«Se manca il turista, c'è chi rischia di chiudere» – «Il progetto parte gradualmente – riassume Simone Patelli, presidente di Ticino Turismo –. Il cittadino dovrebbe rendersi conto del beneficio che può portare il turismo. Se ne parla in tutta la Svizzera. Se il turismo viene a mancare, alcuni esercizi pubblici o negozi magari rischiano di chiudere. Bisogna fare capire a chi frena le varie attività questo concetto. Chi se ne deve occupare? È un compito un po' di tutti. Ci arriveremo».
«Lavoro quasi tutto l'anno per chi ora è stagionale» – Infine un'ultima riflessione. «Continuare a dire che autunno e inverno sono periodi morti non porta a nulla. Vorremmo più positività». D'accordo. Ma allo stato attuale delle cose non mancano le alternative turistiche al chiuso? «Negli anni sono aumentate – conclude Patelli –. Dal LAC ai centri balneari. Questo non esclude ulteriori investimenti mirati alla stagione fredda. Il progetto ipotizza anche una continuità lavorativa per chi al momento fa lo stagionale nel ramo turistico. Pensate che bello dare a questo persone un contratto di 12 mesi, o anche solo 10, al posto di un contratto di 7-8 mesi».



































