Cinghiali abbattuti in calo? I cacciatori ne hanno i freezer pieni


Calo negli abbattimenti per l'ultima stagione venatoria 2025, riconducibile anche a una diminuzione della popolazione della specie. Ma danni e segnalazioni restano elevati
Calo negli abbattimenti per l'ultima stagione venatoria 2025, riconducibile anche a una diminuzione della popolazione della specie. Ma danni e segnalazioni restano elevati
BELLINZONA - Il bilancio diffuso sulla caccia alta 2025 diffuso lunedì mattina dal Dipartimento del territorio parla chiaro. C’è stato un calo netto nel numero dei cinghiali abbattuti, passato (nella sola caccia alta) su base annua da 646 a 284. Ma quali sono le motivazioni? «La speranza - ci spiega Andrea Stampanoni, collaboratore scientifico dell’Ufficio caccia e pesca del Dipartimento del Territorio - è che questo calo sia il segnale di una diminuzione della popolazione di questa specie. Da tre anni a questa parte, superiamo complessivamente la quota di 3mila capi catturati l’anno: ci auguriamo dunque di essere riusciti a ridurne il numero». Probabilmente, però, è vero solo in parte. «Negli ultimi due o tre anni i cacciatori - prosegue - hanno riempito i congelatori di carne di cinghiale e, da quanto ci raccontano, per il 2025 stanno un po’ “snobbando” la specie, preferendo altre prede. Attualmente siamo a circa il 10% in meno rispetto alle catture totali del 2024».
Dunque se da un lato la diminuzione è reale, dall’altro è dovuta a un minore interesse dei cacciatori?
«Esatto. Qualche calo nella popolazione c’è sicuramente, ma la controprova l’avremo con la caccia invernale, quando chi vorrà uscire dovrà concentrarsi quasi esclusivamente sul cinghiale».
L’abbattimento dei cinghiali è collegato anche alle misure di prevenzione della Peste suina africana (PSA). Come stanno andando da questo punto di vista?
«Su questa specie l'attenzione deve restare alta. Nonostante il calo delle catture, il calendario venatorio prevede comunque attività da metà novembre fino almeno a fine gennaio. È probabile che, come lo scorso anno, si decida di prolungare la caccia invernale, a seconda delle condizioni meteo e dell’andamento delle catture».
Le segnalazioni da parte degli agricoltori, in relazione ai danni causati dai cinghiali, restano elevate?
«Sì, in certe zone basta anche un solo capo per creare danni. Se si tratta di un animale abituato a un certo tipo di comportamento, può provocare problemi importanti. Quindi sì, le segnalazioni e i danni non mancano».
Passando ai cervi, il numero di capi abbattuti è aumentato, ma non avete ancora raggiunto i numeri previsti.
«Esatto. Stiamo preparando le direttive per la caccia autunnale e il piano di abbattimento dovrà tener conto sia del numero di cervi mancanti, sia della qualità dei prelievi. In particolare vogliamo riequilibrare il rapporto tra i sessi, aumentando la quota di femmine abbattute, perché come solitamente accade, succede che si prelevino più maschi».
Tra le novità della caccia alta 2025, vi era l'anticipazione di due giorni delle catture di femmine e piccoli. Una misura che si è rivelata efficace?
«Sì, ha funzionato. Anticipando di due giorni – quindi per un totale di sette giorni di caccia – abbiamo bilanciato l’aumento di pressione sui maschi. Questo ha evitato uno squilibrio eccessivo nel rapporto tra i sessi a favore dei maschi».
D’altro canto si punta alla tutela dei maschi riproduttori.
«In particolare dei maschi “coronati”, con doppia corona sui palchi, che sono i principali riproduttori e portatori della migliore qualità genetica. Per loro i giorni di prelievo sono stati notevolmente ridotti rispetto ai maschi comuni. L’obiettivo è quello di concedere comunque ai cacciatori la possibilità di abbattere maschi, ma proteggendo il più possibile quelli riproduttori».
Come fate a determinare se un cacciatore ha abbattuto un capo piuttosto che un altro?
«Fino a cinque anni fa, tutti gli animali dovevano essere portati fisicamente ai posti di controllo, oggi è in vigore una modalità ibrida. Alcune categorie possono essere segnalate online tramite un formulario e una foto, soluzione introdotta per evitare problemi dovuti al caldo e all’aumento degli ungulati cacciati. Attualmente possono essere notificati online tutti i cervi maschi (cerbiatti esclusi) e i caprioli maschi adulti. Di queste categorie, il 60% dei capi sono stati annunciati online, mentre il restante 40% è giunto come da prassi ai posti di controllo. Tutte le altre catture sono invece da presentare obbligatoriamente in uno dei 7 posti di controllo attivi sul territorio».
Tra i dati di diffusi sono segnalati 19 casi di ritiro della patente di caccia. Quali sono le ragioni?
«Principalmente per l’uso di mezzi vietati, come camere termiche, o per l’impiego di armi non conformi. Capita che alcuni fucili non abbiano il magazzino correttamente bloccato consentendo il contenimento di più munizioni e dunque ricariche rapide. La legge cantonale sulla caccia, tuttavia, lo vieta e impone che si possa esplodere un solo colpo per caricamento».
E il caso di bracconaggio segnalato?
«Si tratta di un episodio grave, commesso da un cacciatore colto in flagranza di reato. L’indagine è attualmente in corso e per questo non posso rilasciare ulteriori informazioni».