Dalla pizza ai piatti gourmet: due nuovi ristoranti in un unico palazzo storico



Piazza Riforma cambia volto con il Federale 1855, già in attività, e il META, che aprirà a breve. «Tanta emozione. Questi spazi furono già di mio nonno», ci dice Mario Mantegazza.
Piazza Riforma cambia volto con il Federale 1855, già in attività, e il META, che aprirà a breve. «Tanta emozione. Questi spazi furono già di mio nonno», ci dice Mario Mantegazza.
LUGANO - Il cuore di Lugano diventa ancora più prezioso. Dopo un rinnovo completo durato due anni, nel pregiato palazzo storico che tutti conosciamo come “Il Federale", in Piazza Riforma, arrivano due nuovi ristoranti.
Al pianterreno, nell’area esterna e al primo piano del palazzo troviamo il Federale 1855, aperto a metà settembre e già in piena attività, mentre il Ristorante META, che da Paradiso si sposta in centro città, aprirà a metà ottobre al secondo piano.
Per tutti i gusti - I due ristoranti, ci spiega il titolare Mario Mantegazza, hanno due identità totalmente distinte. «La particolarità sta proprio nel fatto che all'interno dello stesso edificio, su tre piani, presentiamo due livelli di ristorazione completamente diversi, e questo offre a tutti i gusti e a tutti i portafogli la possibilità di essere pienamente soddisfatti».
«Abbiamo quindi il Federale 1855, che si sviluppa tra la piazza, il pianterreno e il primo piano. In quest'ultima area abbiamo una sala un po' più intima che permette anche di svolgere eventi e riunioni private».
Al secondo piano invece aprirà presto i battenti il META, ristorante gourmet che dal 2021 detiene una stella Michelin. «Fino a giugno si trovava a Paradiso e ora svetterà davanti al municipio di Lugano. Ci sarà una sorta di interscambio, per la bellezza della piazza, fra quella che è la vita pubblica e politica e i nostri spazi. E naturalmente il META è il nostro fiore all'occhiello».
Un'accoglienza moderna - Il palazzo storico, intanto, sfoggia un nuovo look, che offre un mix tra materiali e linee contemporanee e soffitti e affreschi originali. «È stato restaurato dal proprietario rispettando la storia dell'edificio», sottolinea Mantegazza. «Mia moglie si è invece occupata degli arredi interni e ha introdotto un concetto di accoglienza moderno, quindi un po' più comfort, più impostato sul lounge, ma sempre rispettando colori e generi che stessero bene con l'ambiente».
Tanti cambiamenti, e con la stella ci si rimette in gioco - Ma, nell’ottica della stella Michelin, cosa comporta lo spostamento e la riapertura del META in centro a Lugano? «Nell'arco degli anni il META ha ricevuto diversi premi e li mantiene tuttora, ma per la stella Michelin il discorso è un po' diverso, perché è un po' misteriosa e non si sa chi la rappresenta. Noi ce la siamo guadagnata come unico ristorante non facente parte di un hotel sulla piazza di Lugano, e ora che abbiamo cambiato location e chef suppongo che dovremo ricominciare tutto da capo. Ne siamo però entusiasti perché sappiamo che in breve tempo non solo saremo in grado di riconquistarla, ma forse riusciremo ad andare anche un pochettino più in là».
Già perché chef Arturo Fragnito, che a soli 31 anni guida sia il team del Federale 1855 che quello del META, sembra avere le idee molto chiare.
«Semplicità e tradizione» per il Federale - «I menù sono stati ideati entrambi da me», ci spiega, «ma sono due entità diverse. Per il Federale abbiamo studiato e ideato dei piatti più semplici e tradizionali, che possono soddisfare la clientela della piazza. Ci siamo ispirati alla tradizione mediterranea: io da buon campano propongo ad esempio un bellissimo spaghetto al pomodoro fatto in casa, oppure lo spaghetto alla Nerano. Sono piatti della tradizione che fanno parte della mia identità culinaria».
Il nuovo META - Per quanto riguarda invece il META «abbiamo un menù molto più ricercato, articolato su due temi cardine: le origini e il viaggio. Le origini sono il nostro punto di riferimento: la terra, le tradizioni, i prodotti che ci hanno formati e il territorio che ci ospita, il Ticino, che vogliamo raccontare e valorizzare. Poi c'è il viaggio, che racconta il mio cammino dalla Campania alla Svizzera, passando per incontri, luoghi e intuizioni: mi piace prendere elementi dal Giappone, dall'America, dai viaggi che ho fatto negli ultimi anni e che mi hanno ispirato tanto». E il menù, rispetto a quello proposto a Paradiso, è stato totalmente reinventato. «Abbiamo cambiato praticamente tutto, dagli antipasti fino ai dessert».
La questione del mantenimento della stella Michelin, inoltre, non intimorisce lo chef. «Il nostro obiettivo principale è quello di offrire ai nostri clienti un'esperienza che possa essere bella per loro. Poi ovviamente se i risultati e i premi dovessero arrivare, ben venga».
«Questi spazi furono di mio nonno» - Questo nuovo inizio, intanto, porta con sé ricordi speciali. «L'emozione è tantissima perché questi spazi furono già di mio nonno, quindi è una sorta di ritorno della famiglia nella piazza», rivela Mantegazza. «Io ci sono nato e cresciuto in questi spazi, perciò tornare e riproporli, avendoli recuperati e non perduti, penso che sia l'emozione più grande».
Un inizio a sorpresa - E, facendo un salto indietro a 16 anni fa, scopriamo che l’avventura imprenditoriale di Mario nel mondo della gastronomia è iniziata per puro caso. «È una storia che sinora raramente mi è capitato di raccontare», premette. «La sera precedente all’apertura del Palazzo Mantegazza a Paradiso il gestore incaricato di assumere la conduzione del ristorante ci restituì le chiavi comunicandoci in una lettera che, per suoi motivi personali, non se la sentiva di svolgere quell’incarico. Il giorno dopo tenemmo una riunione di famiglia per affrontare la situazione e valutare ogni possibile soluzione. Alla fine mio padre (Geo Mantegazza ndr.) chiuse la discussione dicendo semplicemente: “Bene, Mario, allora di tutta la questione d’ora in poi te ne occupi tu!”. E così è stato», conclude.