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Senza "ul negòzzi dal paés", il «comune è più povero»

Un piccolo alimentari di paese resiste a grande distribuzione e al confine vicino, «va molto bene» e supera i 100 anni di storia. Il sindaco: «Socialità e amore per il territorio».
TiPress/alimentari.castelsanpietro/Instagram
Senza "ul negòzzi dal paés", il «comune è più povero»
Un piccolo alimentari di paese resiste a grande distribuzione e al confine vicino, «va molto bene» e supera i 100 anni di storia. Il sindaco: «Socialità e amore per il territorio».

CASTEL SAN PIETRO - Giù dalla ramina a far la spesa? Anche no. Almeno a Castel San Pietro, dove "ul negòzzi dal paés, la cuperativa da Castèll" supera i cento anni di storia, resistendo alla grande distribuzione e alla concorrenza oltreconfine. Alessia Ponti, sindaco del comune con la più alta percentuale di superficie coltivata a vigna del Ticino, spiega che per il "negozietto" «adesso le cose vanno molto bene. Grazie ai piccoli spazi rinnovati questa estate e ai tanti prodotti locali di qualità: così le persone vengono qui come alternativa alla grande distribuzione».

Un risultato che sa di «vero miracolo» - come dice un anziano residente - ma che per il sindaco è da spiegarsi con «il ruolo dell'ente pubblico nel permettere alla Società cooperativa di godere di situazioni vantaggiose, come l'affitto, piuttosto che ricondurre alla cooperativa gli acquisti della scuola dell'infanzia e delle attività comunali. Ma è la popolazione che sente molto caro il comprare in paese prodotti locali di qualità, in un ambiente rinnovato e piacevole».

«Senza questo spazio il comune è più povero» -Ma per sopravvivere occorre il contributo di tutti. «Le abitudini di acquisto del singolo influenzano lo sviluppo della nostra società - continua Ponti -. Sì, se guardiamo all'oggi forse è vero che costa meno comprare altrove. Ma se vogliamo uscire di casa e trovare dei negozi che funzionano e gente che popola il paese, allora ognuno di noi può fare un piccolo sforzo: rinunciare a qualcosina per costruire una società migliore e avere un posto dove incontrarsi e poter chiedere aiuto, non solo acquistare. Perché un comune senza questo tipo di spazio è un comune più povero».

Non ci resta che sperimentare l'esperienza della spesa nella "cuperativa da Castéll". Scopriamo così che entrare nell'alimentari è un piacere, anche un po' terapeutico. Forse perché chi sta al di là del bancone – a turno troviamo Irina, Raffaella e Valeria – sorride sempre e ti chiama ancora per nome, chiedendoti "come stai?".

«La prima insegna...» - Un'atmosfera che sa di famiglia, di cooperativa appunto, la cui longevità (108 anni quest'anno) Daniele Pifferi, storico contemporaneo, ha voluto celebrare degnamente. Lo ha fatto raccogliendo fotografie, dati, documenti e curiosità in un opuscolo. Quasi ottanta pagine sulla storia dell'attività commerciale locale, presentate alla popolazione ieri sera nella Sala Bettex della Masseria Cuntitt.

Il fine ultimo del libricino - intitolato "Ul negòzzi dal paés, la cuperativa da Castèll", e la cui pubblicazione è curata dall'ex Municipale Giorgio Cereghetti, lo sintetizza il sindaco: «Scrivere il passato, per affrontare il futuro e compiere scelte corrette».

«Ci sarebbero tante cose da ricordare ed è un peccato dimenticarle - dice Cereghetti nello spiegare il perché della pubblicazione -, se non lo facciamo adesso, nessuno si ricorderà più nulla. A cominciare dalla prima insegna "cooperativa di consumo" fatta sul fondo di una gabbia di conigli». Era il 1917 e il primo negozio era «dislocato su due/tre locali: si vendevano granaglie, forme di formaggio, caffè e, a Natale, si trovavano biglietti di auguri e articoli per la casa».

«1917, si comincia senza luce» - Dunque, il 2 gennaio 1917 partiva la prima cooperativa di paese «in pochi metri quadrati, anche come luogo di scambio di comunicazioni e pettegolezzi - spiega l'autore del libro -. Nella fontana vicina si poggiavano le gazzose e il vino per rinfrescarli. Ma era anche una specie di posta, dove ci si scambiava messaggi».

Le curiosità legate a quegli anni drammatici, tra guerra e influenza spagnola, sono tante. Come il «sorteggio tra i clienti di una settimana di soggiorno a Weggis sul lago dei Quattro Cantoni». E ancora, continua Daniele Pifferi, «si vendeva poca carne (c'erano già due macellai). Non c'era luce («l'elettricità arriva nel 1916, ma solo per 12 lampioni lungo le strade e in poche case»): sul bancone c'erano una bilancia e un’affettatrice a mano».

«L'inaugurazione del '59 e... il primo furto» - Così fino al 1959, quando si inaugura - con tanto di banda - il negozio più grande, che poi è l'attuale. Con un altro ricordo un po' meno piacevole e che non è andato dimenticato: «Proprio la notte del lunedì del primo giorno di apertura del '59, avviene anche il primo furto».

Oggi, sugli scaffali i prodotti locali di qualità - Oggi, a distanza di così tanto tempo, guardando sugli scaffali, nei frigoriferi e nelle ceste del pane della cooperativa, ci si accorge ancora di appartenere a qualcosa, a un territorio vivo e che lavora per la qualità. Ce lo ricordano loro, i prodotti locali che fanno bella mostra di sé. Una lista infinita di prelibatezze - non ce ne vogliano i tanti che dimentichiamo -, dai Büsción della Monichina ai salumi di Mendrisio, dalle uova "del contadino" alla farina di polenta del Mulino di Bruzella, dal pane della Valle di Muggio alla pasta "made" in Ticino. E ancora, la gazusa nustrana, i dolci artigianali, il miele di Monte Carasso, fino al Chocolat di Giubiasco.

Insomma, dopo oltre 100 anni vale la pena entrarci ancora nel negòzzi dal paés.

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