Cerca e trova immobili
LUGANO

«Dire la parola “pace” sembra quasi un atto sovversivo»

Il Film Festival Diritti Umani Lugano si articolerà tra memoria, resistenza e futuro, dal 12 al 19 ottobre.
Ti-Press (Elia Bianchi)
«Dire la parola “pace” sembra quasi un atto sovversivo»
Il Film Festival Diritti Umani Lugano si articolerà tra memoria, resistenza e futuro, dal 12 al 19 ottobre.

LUGANO - Memoria, resistenza e futuro: questi sono i tre pilastri sui quali si fonda l'edizione 2025 del Film Festival Diritti Umani Lugano (FFDUL), rassegna che animerà il Ticino con film e dibattiti dal 12 al 19 ottobre, con proiezioni pensate appositamente per le scuole oppure per il pubblico generalista.

Parlare dei diritti umani è necessario - Morena Ferrari Gamba, presidente della Fondazione Diritti Umani, ha ricordato «l'enorme sforzo finanziario e a livello di risorse umane», che diventa sempre più difficile in tempi in cui alla cultura vengono tolte risorse e ne vengono assegnate «all'economia di guerra». La presidente ha lanciato un appello a sostenere le associazioni che proteggono la dignità umana e la pace.

«Siamo su un crinale pericoloso» - Un festival sui diritti umani ha sempre senso, soprattutto in tempi come quelli che stiamo vivendo. Le immagini sono necessarie per suscitare quell'empatia che le semplici parole potrebbero non raggiungere. «Siamo su un crinale estremamente pericoloso, dove tutto è stato rovesciato e le convenzioni sono carta straccia. Gli Stati non reagiscono ma è grazie ai cittadini che qualcosa sta succedendo, l'abbiamo visto in questi giorni» aggiunge Ferrari Gamba. «Dire la parola "pace" sembra quasi un atto sovversivo. Sappiamo che la democrazia è in pericolo: troviamo un mondo che sta esprimendo tanto odio. Abbiamo sentito un presidente (Donald Trump, ndr) che ha solo pronunciato frasi di odio, di divisione ma che pretende di ottenere il Premio Nobel per la Pace».

Il coraggio degli autori - Il presidente del FFDUL, Roberto Pomari, ha rivolto un pensiero ad alcuni degli autori che inviano i propri film al festival (circa 300 quest'anno), film che il comitato riceve «con il cuore pesante». Il tributo va «al loro coraggio» e alla necessità di esprimersi. «I film muovono le coscienze con il linguaggio delle immagini». Nel visual di quest'anno sono elencate tutte le parole che l'amministrazione Trump ha bandito.

«Il mio augurio è che questo festival possa continuare a vivere», ha aggiunto Pomari. Malgrado il sostegno di una serie di realtà, il FFDUL «fatica a sopravvivere» ed è ogni anno una grossa sfida riuscire a mettere in piedi questa «piccola realtà che ha grandi aspirazioni».

«Una contronarrazione» - In un'epoca come quella attuale, ha spiegato la co-direttrice Margherita Cascio, è stato necessario allestire una «contronarrazione» che va oltre i film e raccoglie anche podcast, teatro e il Caffè dei diritti. Il cinema è ovviamente al centro dell'attenzione: otto titoli fanno parte del Concorso internazionale di cortometraggi, mentre i titoli, complessivamente, sono più di una ventina. «Il nostro cinema serve per conoscere il più possibile le realtà delle quali parliamo» ha sottolineato l'altro co-direttore, Antonio Prata.

I titoli che fanno parte del Concorso sono storie di lotta e sopravvivenza, di resistenza e di sfide per creare un mondo migliore. Dalla guerra in Ucraina ai diritti violati, dalla promozione del patrimonio culturale a temi come l'immigrazione. «Un va e vieni tra lontano e vicino, in una sezione che permette al Festival di esplorare, oltre alle tematiche, anche il linguaggio cinematografico» ha sottolineato Cascio.

Memoria - La memoria è quella che viene rinfrescata da opere come "A Poet: Poetry Unconcealed" di Garin Nugroho, nel quale il poeta Ibrahim Kadir rivive il suo arresto nel 1965; "Il ragazzo della Drina" di Zijad Ibrahimovic, con il quale il regista ticinese ci riporta a Srebrenica facendoci rivivere l'orrore del genocidio del 1995; "La prodigiosa trasformazione della classe operaia in stranieri" di Samir, che indaga sull'immigrazione svizzera e sul cambiamento del concetto stesso di classe operaia.

Resistenza - Viviamo in un presente intriso di guerre, ma anche di resistenza a questi conflitti. Al centro c'è ovviamente la tragedia di Gaza, con "Put your soul on your hand and walk" di Sepideh Farsi e "The Roller, the Life, the Fight" di Elettra Bisogno e Hazem Alqaddi. Ci sono poi "Immortals", che segue due giovani iracheni e "Khartoum" di un collettivo di registi sudanesi, che raccontano una delle nazioni più martoriate e dimenticate del globo.

Futuro - Non c'è un futuro accettabile senza diritti civili: ecco così che emergono con forza titoli come "Black Box Diaries" della giapponese Shiori Ito, un atto di denuncia che ha segnato il movimento #MeToo nella sua patria; "Whispers in the Dabbas" di Garin Nugroho, che denuncia un sistema giudiziario corrotto; "The Librarians" di Kim A. Snyder, che mostra la resistenza dei bibliotecari ai divieti di lettura e alla censura di certe tematiche.

Non c'è futuro nemmeno se non c'è un pianeta nel quale vivere in condizioni accettabili. Ecco quindi l'urgenza di film come "Trop Chaud. Anziane per il clima vs. la Svizzera" di Benjamin Weiss, che racconta una sentenza storica alla Corte europea dei diritti dell'uomo; "Come se non ci fosse un domani" di Riccardo Cremona e Matteo Keffer, che segue il movimento Ultima generazione; "Les Algues Vertes" di Pierre Jolivet, che ricostruisce un mistero ambientale in Bretagna.

Il racconto della quotidianità - Ci sono poi titoli che s'interrogano sul senso del lavoro ("Les Vies d'Andrès") e su realtà apparentemente lontane da noi, ma dalle quali si possono trarre messaggi universali ("The Village Next To Paradise" e "Mariem").

Premio a Garin Nugroho - Il Premio Diritti Umani, come è già stato annunciato, sarà assegnato a Garin Nugroho. Il regista indonesiano non si limiterà a ritirare il riconoscimento, ma presenterà due sue opere "A Poet: Poetry Unconcealed" del 2000 e "Whispers in the Dabbas", in anteprima svizzera. «Sarà per noi un onore avere il più importante cineasta indonesiano» ha affermato Prata. «Ha realizzato più di 30 film e lo ha fatto anche quando, intorno agli anni '90, l'Indonesia visse un forte declino dell'industria cinematografica, subendo una forma di censura».

Il Festival prevede altri premi: quello della Giuria, quello del Pubblico e il Premio ONG, che quest'anno sarà assegnato da Amnesty Svizzera. Le collaborazioni sono una parte sempre importante del FFDUL.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
Naviga su tio.ch senza pubblicità Prova TioABO per 7 giorni.
NOTIZIE PIÙ LETTE