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In Italia è psicosi taser. «In Ticino? Cinque dispositivi mai usati»

Dopo due morti in pochi giorni, nella Penisola monta la polemica sugli storditori elettrici. In Svizzera tuttavia il loro uso è limitato, non ha mai generato vittime ed, anzi, sembra rivelarsi ottima alternativa alla pistola.
dpa
In Italia è psicosi taser. «In Ticino? Cinque dispositivi mai usati»
Dopo due morti in pochi giorni, nella Penisola monta la polemica sugli storditori elettrici. In Svizzera tuttavia il loro uso è limitato, non ha mai generato vittime ed, anzi, sembra rivelarsi ottima alternativa alla pistola.

LUGANO - In Italia si parla ormai di “psicosi taser”, dopo la morte di due persone fermate dalle forze dell’ordine con lo storditore elettrico. I decessi, avvenuti a poche ore di distanza, hanno acceso il dibattito e portato quattro carabinieri sotto indagine, trasformando lo strumento in bersaglio di una campagna denigratoria. Nonostante il taser nasca come alternativa all’arma da fuoco.

Se da un lato i produttori ne garantiscono la sicurezza, dall’altro gli esperti ricordano che i rischi non mancano, soprattutto per chi soffre di patologie cardiache. Non a caso, ogni Paese ne disciplina con attenzione l’uso.

Non letale, ma vietato ai privati - In Svizzera, ad esempio, il taser è classificato come “dispositivo inabilitante non letale”, ma è comunque considerato un’arma e vietato ai privati. Il Consiglio federale lo ha ribadito lo scorso anno rispondendo a un’interpellanza depositata dal consigliere nazionale Benjamin Fischer (Centro), che chiedeva di valutare l'impiego di spray al peperoncino e taser per proteggersi e aumentare la sicurezza personale: «Tali dispositivi dovrebbero essere utilizzati soltanto con estrema cautela e da persone adeguatamente formate». Per questo motivo, il Consiglio federale ritiene che il loro utilizzo da parte di privati «non sia adatto per accrescere la sicurezza della popolazione». 

Nella pratica, «questi dispositivi sono utilizzati quasi esclusivamente dalla polizia o da altre autorità che esercitano la coercizione di polizia e sono debitamente formate per farne un uso corretto», Costituisce un’eccezione la polizia dei trasporti, la cui dotazione di dispositivi che producono un elettrochoc è oggetto d’esame nell’ambito della mozione Buffat “Offrire alla polizia dei trasporti i mezzi per rispondere adeguatamente a seconda della situazione concreta”.

Un utilizzo cresciuto negli anni - L’impiego dei taser da parte delle forze dell’ordine è cresciuto gradualmente. Nel 2019 i corpi di polizia cantonali lo hanno usato 73 volte (97 le minacce di utilizzo), nel 2020 96 volte (87 le minacce). Per confronto, le armi da fuoco sono state usate 15 volte nel 2019 e 12 nel 2020. Nel 2021, complice la pandemia, l’uso dei taser è calato a 81 episodi, mentre gli spari con arma da fuoco sono stati solo sei: il dato più basso in undici anni. Nel 2022 si è registrata un’ulteriore flessione (69 casi), ma nel 2023 gli utilizzi sono risaliti a 86, contro appena due interventi con pistola, il minimo degli ultimi quattordici anni.

Mai un decesso - Stando alle informazioni disponibili, da quando i dispositivi inabilitanti sono stati introdotti nei corpi di polizia svizzeri, non sono stati registrati decessi legati al loro utilizzo.

In Ticino? Ce ne sono 5, mai usati - La situazione nei corpi di polizia cantonali varia da Cantone a Cantone. In Ticino, il taser è stato introdotto nel 2011 ma il suo utilizzo è riservato ai membri del Reparto interventi speciali (RIS). 

Attualmente la Polizia cantonale dispone di 5 apparecchi coercitivo destabilizzanti ed è il solo Corpo ticinese ad avere taser in dotazione. «Il loro uso - ci spiegano - è riservato ad agenti appositamente formati e certificati». Nonostante questi dispositivi siano in dotazione da 14 anni, «finora non sono stati utilizzati». 

Bisogna precisare che fanno parte del RIS agenti appositamente formati per situazioni ad alto rischio, che intervengono in arresti complessi, rapine, sequestri o scorte delicate.

Per il Governo il suo uso deve restare limitato - Nel corso degli anni, in merito all’uso di questi dispositivi, non sono mancate posizioni politiche contrastanti. A fine 2018 il Consiglio di Stato ha respinto una mozione presentata da Raoul Ghisletta, Jacques Ducry e Gianrico Corti nella quale si chiedeva di dotare di taser tutte le pattuglie della Polizia cantonale operative sul territorio. 

Rischi supplementari - Per il Governo, nella scala dei mezzi coercitivi il taser si colloca sotto all’arma da fuoco, ma non la sostituisce. Sono inoltre da tenere presenti anche ulteriori suoi limiti, ovvero situazioni dove l’impiego del taser non è adeguato poiché creerebbe rischi supplementari. Un esempio? Cadute incontrollate, situazioni dove la persona è in acqua, perdita di controllo di un veicolo o macchinario, colpi d'arma da fuoco esplosi accidentalmente in seguito a contrazioni muscolari incontrollate, esplosioni e incendi in presenza di gas. Viene poi ricordato il rischio di problemi muscolari, di aborto e, per persone predisposte, un accresciuto rischio di problemi cardio-circolatori. Come accaduto in Italia, appunto. 

C’è infine il timore che un impiego diffuso porti a un abuso dello strumento: il rischio è che venga usato per bagatelle, come scorciatoia per evitare negoziazione o contatto fisico, trasformando un’arma pensata come ultima risorsa in un mezzo di routine.

In definitiva, l’equilibrio su cui si regge l’uso del taser resta delicato: troppo pericoloso per essere liberalizzato, ma prezioso per la polizia quando serve un’alternativa alla pistola. 

L’esperienza sembra mostrare che, se usato con cautela e formazione, sia in grado di ridurre l’impiego delle armi da fuoco. Il problema, dunque, non sarebbe il taser in sé, ma come, quando e da chi viene utilizzato.

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