Si aggira tra di noi


Artore, Arosio: il lupo si avvicina sempre più ai centri abitati e all'uomo. Una convivenza è possibile? Ne abbiamo parlato con Sandro Rusconi, biologo e professore emerito all'Università di Friborgo, nonché vice-presidente dell'Associazione per la Protezione del Territorio dai Grandi Predatori.
Artore, Arosio: il lupo si avvicina sempre più ai centri abitati e all'uomo. Una convivenza è possibile? Ne abbiamo parlato con Sandro Rusconi, biologo e professore emerito all'Università di Friborgo, nonché vice-presidente dell'Associazione per la Protezione del Territorio dai Grandi Predatori.
BELLINZONA - Arosio. Artore. Camignolo. Il lupo si sta avvicinando sempre di più ai centri abitati e di conseguenza all'uomo. È infatti di ieri la notizia che l'ordine di abbattimento del predatore che ha colpito in Alto Malcantone è dovuto al fatto che l'animale si è avvicinato a dieci metri da una persona con un fare aggressivo. Un comportamento, questo, che inquieta e preoccupa. Ma perché succede questo? Ed è possibile convivere con il lupo? Abbiamo posto queste (e altre) domande a Sandro Rusconi, biologo e professore emerito all'Università di Friborgo, nonché vice-presidente dell'Associazione per la Protezione del Territorio dai Grandi Predatori.
Il fatto che il lupo si aggiri tra gli abitati non è affatto una sorpresa per Rusconi. Anzi. «Sono anni che la nostra Associazione ripete che lasciar diffondere i lupi in maniera indiscriminata in un ambiente a loro inadatto, perché eccessivamente antropizzato, li costringe ad abituarsi all'odore e alla presenza umana. Questo comporta una diminuzione della naturale diffidenza nei confronti dell'uomo e quindi a un'aumentata pericolosità».
Cosa si può fare per "rimettere al proprio posto" il lupo?
«Per impedire gli attacchi alle persone bisogna fare in modo che il lupo recuperi la diffidenza e questo significa che deve essere dissuaso attivamente dall'avvicinarsi agli abitati. L'unico modo che intravvedo sono i tiri di inselvatichimento o i tiri non letali. Altre misure sono destinate a fallire, Il lupo si abitua rapidamente a tutti i disturbi che non mettono in pericolo la sua integrità fisica».
Il 2025 è un anno record per le predazioni in Ticino. Cosa deve fare la politica per contenere il lupo? E gli allevatori per difendersi?
«Ancora una volta è toccato a noi lanciare l'allarme. Gli uffici e il Dipartimento competente sono stati colti nel loro sonno profondo ed hanno cercato goffamente di replicare, ma nel frattempo i numeri si sono ulteriormente aggravati. Gli allevatori hanno raggiunto il massimo delle possibilità di protezione a scapito del benessere di animali e persone. La politica invece non ha mai superato il minimo sindacale. I piccoli progressi di leggi o di regolamenti sono stati inseriti solo dopo insistente pressione da parte di Associazioni di settore o dal Parlamento. Molte nostre richieste di intervento sono rimaste senza risposta, e troppe misure di abbattimento sono rimaste senza esito perché condotte in maniera inadeguata e con risorse insufficienti. È vero che la dotazione in termini di guardiacaccia è limitata, ma è totalmente mancata ad esempio a volontà politica di far capo in maniera sistematica e seria ai volontari, con condizioni di ingaggio favorevoli».
Il moltiplicarsi degli avvistamenti e delle predazioni fa sorgere spontanea una domanda. Ma su un territorio piccolo come quello del nostro cantone quanti lupi dovrebbero esserci per garantire una convivenza non problematica? Attualmente sono troppi?
«Il Dottor Luigi Boitani, che è riconosciuto anche dai "pro-lupo" come autorità nel settore (è ordinario di zoologia all'Università la Sapienza di Roma e massimo esperto a livello europeo del lupo, ndr), a suo tempo aveva previsto per il Ticino al massimo la presenza di un branco e di 1-2 lupi solitari. Dal punto di vista aritmetico il calcolo è corretto perché la superficie selvatica veramente idonea (anche se non contigua) in estate è di circa 400 chilometri quadrati. Ora ci ritroviamo invece con 6 branchi e almeno 5 coppie stabili più una decina di lupi vaganti. L'amministrazione pubblica si è allineata alla narrazione buonista ed ha sempre dichiarato numeri notevolmente sottostimati ed ha ripetutamente cercato di mascherare a realtà. Un esempio recente di questi ingenui tentativi è la "scoperta" la scorsa settimana del nuovo branco denominato "Madom" che è stata pubblicata in sordina solo sul sito internet dell'Ufficio Caccia e Pesca, ufficio che si è guardato bene dall'emanare un comunicato stampa».
Alcuni sostengono che il lupo ha un ruolo ecologico fondamentale come predatore apicale, regolando le popolazioni di ungulati e mantenendo l'equilibrio degli ecosistemi. Lei cosa ne pensa?
«Il lupo ha certamente un ruolo importante in un ambiente interamente selvatico (nelle estese superfici dell'Alaska o del Canada o della Siberia). Il nostro però non è un ambiente selvatico e le capacità del lupo di regolare la fauna possono essere benissimo compensate dall'attività venatoria. Ad esempio l'idea che il lupo possa aiutarci a proteggere le foreste dai danni causati dagli ungulati è plausibile, ma non è suffragata da studi scientifici che comparino l'impatto del lupo con i prelievi venatori con regole semplici. Quindi siamo confrontati solo con una narrazione agiografica pro-lupo, come lo è la favola del presunto "salvataggio" del Parco di Yellowstone grazie al reinserimento dei lupi. In quel caso, per rimediare il problema del sovrannumero di cervi se ne sono creati dozzine di ancor più gravi, sia nel Parco che negli stati confinanti».
Infine la domanda definitiva: è possibile una convivenza con il lupo?
«Una convivenza dell'allevamento a pascolo libero con il lupo è forse immaginabile, ancorché ardua e onerosa, se il numero degli effettivi circolanti in Ticino venisse ridotto a meno di una decina. Ora noi ne calcoliamo una settantina e ogni anno perdiamo almeno cinque alpeggi caricati a bestiame minuto. Quando avremo perso tutti gli alpeggi, l'opinione pubblica avrà certamente la percezione che la perfetta convivenza è stata raggiunta. Poco importerà alla maggioranza se il filetto di agnello o i formaggini di capra proverranno dall'estero o da animali condannati a vivere in stalla».






































