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Tassa sulla salute dei frontalieri: definito il 3% sul salario netto

Regione Lombardia non si ferma, ma apre alla costituzione «di un sistema di welfare di frontiera»
TIPRESS
Fonte Cgil, Cisl e Uil Lombardia
Tassa sulla salute dei frontalieri: definito il 3% sul salario netto
Regione Lombardia non si ferma, ma apre alla costituzione «di un sistema di welfare di frontiera»

MILANO - Non si interrompe l'iter che dovrebbe portare alla cosiddetta "tassa sulla salute" a carico dei lavoratori frontalieri italiani. Lo ha confermato Regione Lombardia nel corso dell'incontro con le associazioni sindacali dei frontalieri di Cgil, Cisl e Uil.

Il decreto attuativo è in fase di definizione presso il Ministero della Salute italiano, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle Finanze. Regione Lombardia ha indicato un valore minimo del 3% da applicare ai salari netti dei lavoratori frontalieri. Da parte loro, le sigle sindacali hanno confermato la contrarietà all'introduzione della tassa e hanno richiesto la sua trasformazione «in un contributo volontario che determini tanto il superamento dei dubbi di incostituzionalità, quanto la definizione di un possibile controvalore che ne incentivi l’adesione».

Ma il Pirellone ha risposto picche, confermando la volontà di procedere nella forma impositiva. È arrivata però un'apertura a una possibile destinazione del 30% del gettito (pari a circa 30 milioni di euro) «per finanziare la costituzione di un sistema di welfare di frontiera da definire congiuntamente per modalità, contenuti e strumenti attuativi, rivolto ai lavoratori frontalieri».

Nella giornata di domani, mercoledì 23 luglio, i Consigli sindacali interregionali (organismi bilaterali sindacali Italia e Svizzera) sono convocati per proseguire la discussione sullo stato della vertenza in corso.

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