A un mese dallo sfratto, c'è chi è ancora lì


Sono ancora diverse le famiglie che abitano nella "Torre di Pregassona", il cui destino è segnato dall'imminente ristrutturazione. Il termine ultimo per lasciare casa è il 31 agosto
Sono ancora diverse le famiglie che abitano nella "Torre di Pregassona", il cui destino è segnato dall'imminente ristrutturazione. Il termine ultimo per lasciare casa è il 31 agosto
LUGANO - Suonano quasi tutti a vuoto i campanelli ancora presenti sulla facciata del palazzo di via Industria 17 a Pregassona. Gli inquilini, che hanno ricevuto la lettera di sfratto il settembre dello scorso anno, sono andati via quasi tutti.
Eppure qualcuno, a quel citofono, risponde ancora. Ma non appena comunichiamo di essere della stampa, la voce dall'altro lato sparisce nel silenzio.
Non manca neppure chi rientra a casa. Incontriamo all'ingresso una donna. Racconta di essere titolare di un permesso F e di non essere riuscita ancora a trovare una sistemazione.
«È colpa della burocrazia - spiega - e dei costi degli immobili nel Luganese. Ho persino proposto di pagare di tasca mia la differenza sulla pigione. Lavoro e potrei farlo. La normativa, tuttavia, non lo consente», afferma sconfortata. Con lei, lì, vivono anche i suoi quattro figli.
Mentre ci parla della sua situazione, fa capolino una ragazza che si fionda su per le scale per raggiungere casa sua, in uno dei 16 piani dello stabile.
Entrando nel palazzo, in uno degli appartamenti ancora abitati, troviamo un uomo sulla cinquantina. «Ho il permesso C e sono in assistenza a causa di problemi di salute. Mia moglie lavora e abbiamo tre figli».
Ammette di non riuscire a trovare una soluzione abitativa che sia economica come questa: «Paghiamo 1530 franchi al mese per un 4.5 locali, con due posti auto. È impossibile trovare altro a queste cifre».
In tutto sono ancora 16 gli inquilini che vivono nella "Torre". Il termine ultimo di disdetta è fissato al 31 agosto.
Supporto costante - Interpellata, la società di gestione Livit SA conferma la situazione. Dichiarando di aver seguito «da subito tutti i 44 inquilini che vivevano ancora nell'immobile, offrendo loro un supporto personalizzato nella ricerca di una nuova sistemazione abitativa».
Secondo quanto riferito, «a tutti loro è stata concessa la possibilità di recedere anticipatamente dal contratto con un termine di preavviso ridotto a un mese o meno, per garantire la massima flessibilità nella transizione».
Livit, in collaborazione con SF Sustainable Property Fund (proprietaria dell'immobile), afferma di aver già trovato una nuova abitazione per la maggior parte di loro, pur riconoscendo che «per alcune famiglie la ricerca è risultata più complessa» e che «in certi casi le proposte sono state rifiutate».
«Continuiamo a mantenere un contatto diretto con le famiglie restanti, offrendo supporto fino al termine stabilito». E «qualora, nonostante gli sforzi compiuti, non fosse possibile giungere a una risoluzione condivisa entro tale data, si procederà nel pieno rispetto delle normative legali vigenti. Tale eventualità rappresenta, tuttavia, una soluzione estrema che si auspica di poter evitare attraverso una collaborazione attiva e continuativa con tutte le parti interessate».
Attualmente, ci fanno sapere, dei 16 rimanenti, sette sono in procinto di trasferirsi, mentre gli altri nove non hanno ancora deciso se accettare una soluzione individuata da Livit o altro.
Il Cantone: «Ricerca spesso difficile» - La situazione è nota anche al capo ufficio dei richiedenti l’asilo e dei rifugiati del Cantone, Renzo Zanini. «Ci stiamo adoperando per sostenere le persone toccate nel trovare delle soluzioni nel rispetto dei tempi definiti dai contratti di locazione».
Ammettendo che, in generale, «la ricerca di nuovi alloggi risulta spesso difficile, da una parte per la necessità di trovare una soluzione rispettosa delle necessità delle persone, dall'altra per i limitati importi massimali della locazione che variano in base alla composizione dell'economia domestica e dello statuto».
Ghisletta: «Non siamo speculatori, gli importi sono sociali» - Abbiamo quindi bussato alla porta di Raoul Ghisletta, municipale e capo Dicastero Immobili della Città di Lugano: «Chi è in possesso del permesso F deve attenersi ai criteri molto severi dell'Ufficio cantonale di assistenza ai rifugiati e richiedenti asilo, e spesso le offerte di appartamenti che ricevono non sono compatibili», spiega.
Per gli altri, invece, «è fondamentale che si rivolgano subito allo sportello sociale di Lugano, come confermatomi da Davide Restelli, responsabile del Settore sostegno della Città».
A seguito dell'inchiesta di tio.ch ci informa inoltre che i servizi comunali sono stati nuovamente allertati, come avvenuto già un anno fa al momento delle disdette: «Se qualcuno ha bisogno, deve farsi avanti senza paura».
E riguardo agli affitti con pigione moderata della Città, precisa: «Non siamo speculatori: gli importi sono sociali, ma se un Ufficio cantonale impone tetti di affitto più bassi non possiamo intervenire. Gli affitti molto bassi ormai si trovano solamente in periferia».
Parlando dei beneficiari AI/AVS, aggiunge: «Hanno diritto alle prestazioni complementari che garantiscono un reddito vitale, come pure alle prestazioni del Regolamento sociale cittadino, ma talora non ne sono consapevoli».
Gli sfratti collettivi preoccupano Ghisletta: «Purtroppo la Città possiede pochissimi appartamenti sociali che sono liberi. Per questo auspico da tempo che Lugano ricominci a investire in questo ambito. Al momento sono in costruzione soltanto alcuni piccoli immobili da parte di enti sociali privati. Bisogna fare di più».
Quadri: «L'Ufficio intervento sociale non è un'agenzia immobiliare» - Dal canto suo, Lorenzo Quadri, municipale e capo Dicastero formazione, sostegno e socialità, sostiene che «al Municipio non risultano al momento segnalazioni relative alla Torre di Pregassona. Ciò detto, l’assistenza riconosce i costi dell’alloggio: nel caso di famiglie con più di tre membri, fino a 2172 franchi mensili. Verosimilmente nel caso indicato è possibile attivare una prestazione cantonale (ad esempio la PC, essendoci una persona in AI). L’Ufficio intervento sociale può senz’altro fornire consulenza e, più in generale, a tutte le persone in difficoltà. Fermo restando che non si tratta di un’agenzia immobiliare…».
Sottolinea il fatto che pigioni basse come quelle previste per gli appartamenti al 17 di via Industria, sono da considerarsi al di sotto degli affitti commerciali: «La struttura attuale è vetusta. È quindi difficile trovare delle soluzioni alternative a parità di prezzo», sottolinea. Ribadendo tuttavia che «la città non dispone, evidentemente, di una “scorta” di alloggi pronti all’uso».