«Per i capricci di pochi, grossi danni all'economia»

Cresce l'intolleranza nella Svizzera italiana. Eventi castrati da chi ricorre e si lamenta. Gli organizzatori di concerti e manifestazioni non ne possono più.
LOCARNO/ ARZO - «Non è possibile che i capricci di una sola persona abbiano così tanto potere». Michel Ferrise, consulente nell'organizzazione di eventi, scoperchia il calderone. Il Ticino ricreativo è nella morsa dei ricorsi e delle lamentele. «Non si capisce dove si voglia andare. Avete già fatto un giro in Piazza Grande a Locarno quando non ci sono gli eventi? È un mortorio».
«Troppo potere» – Più o meno lo stesso accade a Bellinzona. Gianni Morici, noto esercente e organizzatore di eventi, è sconcertato. «Non si può continuare così. Non si sopporta più niente. Va bene la democrazia. Ma si è dato troppo potere a chi fa ricorso. E ci si trova poi ad avere le manifestazioni bloccate. In più spesso non c'è la collaborazione della polizia. L'auto è fuori posto? Arriva la multa. Dal mio punto di vista la multa dovrebbe essere data solo se il modo di posteggiare crea pericolo. Altrimenti bisognerebbe chiudere un occhio quando c'è una grande manifestazione».
«Mai un approccio costruttivo» – Ferrise definisce la situazione "sfiancante". «Io non parlo solo di ricorsi. C'è chi critica e demonizza tutto. Senza avere mai un approccio costruttivo. A volte la critica diventa strumentale, per fini politici, per accaparrarsi una determinata fetta di elettorato. Chi si lamenta non si rende conto degli enormi sacrifici che gli organizzatori di eventi devono fare. Rischiano grosse cifre. Lavorano anni e magari poi vanno anche in perdita. Lo fanno per il bene della gente. Io che sono un consulente esterno vedo le cose con un'altra ottica. Noto sforzi immani. A volte frenati dall'arroganza di chi ha soldi o tempo da perdere in ricorsi».
«Si frena la vita sociale» – Le cronache recenti riportano di una famiglia di Tremona che con un ricorso ha messo in bilico le attività alle Cave di Arzo. Oppure del ricorso di un esercente contro i concerti estivi a Locarno, per una questione di principio (anche se il sindaco Nicola Pini ha parlato di "interessi personali"). «Sono ricorsi che frenano la vita sociale – ammette Ferrise –. E che allo stesso tempo creano grossi danni economici al Ticino. Non solo. Prima o poi gli organizzatori si stufano e gettano la spugna. È questo che vogliamo?»
«Quanta burocrazia» – Michael Lämmler, managing partner di enjoy.swiss, mette i puntini sulle “i”. «Si sta creando una situazione preoccupante. Le lamentele e le critiche, come è giusto che sia, vengono prese seriamente dalle autorità, generando così un aumento di burocrazia, incertezza e ulteriori costi. La sostenibilità finanziaria e la pianificazione di un evento diventano sempre più difficili, considerando questi fattori che si sommano ai numerosi costi già aumentati negli ultimi anni e a un potenziale di spesa in calo da parte dell’utenza».
«La via del compromesso» – «C'è gente che va ad abitare in centro e pretende il silenzio assoluto – precisa Roberto Badaracco, capo del Dicastero degli eventi a Lugano –. Le autorità così si trovano a dovere trovare il giusto bilanciamento, a cercare di suddividere gli eventi a livello temporale. Noi a Lugano abbiamo proposto la via del dialogo. Da una parte si rinuncia a un po' di mondanità e dall'altra i potenziali ricorrenti provano a sopportare quello che darebbe loro fastidio. Al momento sembra funzionare».
«L'incertezza è la cosa peggiore» – Qualche settimana fa, nel Mendrisiotto, Nathan Bätscher, co-fondatore de La Soleggiata, ha dovuto affrontare alcune difficoltà legate a un ricorso. «Quando ti trovi confrontato con un ricorso – racconta – la situazione si fa complicata. Il tempo è poco e bisogna tenere i contatti con artisti, fornitori, tecnici. L’incertezza è la cosa peggiore. Anche perché ci sono in gioco contratti con terze parti e questioni economiche. Nel nostro caso, nonostante il lieto fine, abbiamo dovuto attivare il piano B in pochissimo tempo e trasferire l’evento nella zona di San Martino. Non c’erano più i tempi per realizzare il piano A. Siamo comunque soddisfatti del risultato. Ci dispiace che i ricorrenti non abbiano voluto confrontarsi con noi. Siamo sempre aperti al dialogo costruttivo».















































