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Mamma e papà ipnotizzati dallo schermo

Il fenomeno dei genitori dipendenti da smartphone sotto la lente dell'esperto: «Non è soltanto la quantità di tempo trascorso con i figli a fare la differenza, ma anche la qualità».
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Mamma e papà ipnotizzati dallo schermo
Il fenomeno dei genitori dipendenti da smartphone sotto la lente dell'esperto: «Non è soltanto la quantità di tempo trascorso con i figli a fare la differenza, ma anche la qualità».

LUGANO - Lo schermo dello smartphone ingabbia non solo i ragazzi, ma anche gli stessi genitori. E le immagini di madri e padri incollati ai dispositivi mentre i bambini scorrazzano al parco sono diventate purtroppo sempre più frequenti.

Il tema è di attualità e ha conquistato anche la politica. Lo dimostra la recente iniziativa popolare interpartitica (promossa dal Centro) “Smartphone: a scuola no!” che, anche se in modo diverso (il focus è posto sul divieto per i ragazzi di portare i dispositivi all'interno delle strutture scolastiche), vuole riflettere sull'importanza di porre dei freni a una dipendenza spesso difficile da riconoscere e da arginare. In fin dei conti, l’educazione parte dall’esempio che i "grandi" danno ai più piccoli.

Tra ragazzi e genitori - «Lo smartphone è un elemento pervasivo di tutta la nostra quotidianità», ci spiega il responsabile Pro Juventute, Ilario Lodi. «Quindi non riguarda soltanto i giovani, ma coinvolge anche i più grandi. Ci sono adulti che lo sanno gestire un po' meglio e ci sono altri che non lo sanno gestire».

Una mancanza questa che si ripercuote sui figli. «È chiaro - continua Lodi - che i figli si riferiscono ai genitori. E se vedendo mamma e papà che non si staccano dallo schermo si sentono giustificati ad abusare nell’utilizzo».

Qualità e non quantità - Non è però la quantità di tempo passato con i figli a fare la differenza, ma piuttosto, secondo Lodi, la qualità. «Questo fenomeno si nota in modo particolare quando i genitori portano i figli al parco giochi e passano la maggior parte del tempo a guardare il cellulare. Se si sfogliano le statistiche degli incidenti che subiscono i bambini nei parchi si nota che il numero è aumentato costantemente da quando lo smartphone è diventato presente nelle nostre vite».

Secondo l'esperto di Pro Juventute, se un genitore è preso dallo smartphone presta ovviamente meno attenzione al proprio bambino e qualcosa sfugge. «Non sostengo che l’incidente al parco sia colpa del genitore, ma sicuramente c’è una correlazione sulla quale bisogna riflettere e prenderne coscienza».

Sommersi da impegni - Un bambino, soprattutto nei primi anni di vita, ha bisogno di un’attenzione continua e partecipe da parte del genitore. Venire meno a questo compito potrebbe avere ripercussioni profonde sul suo sviluppo. «Il problema è che oggi siamo sommersi da impegni e faccende da sbrigare, quindi si ha la tendenza a sfruttare ogni minuto per portarsi avanti. Se posso pagare una fattura con lo smartphone al parco, lo faccio».

«Si presta meno attenzione ai bambini e la presenza dei genitori è imprescindibile. Il bambino vuole essere guardato e incoraggiato. Questo con l'avvento degli smartphone è venuto un po' a mancare».

L'importanza del parco giochi - E qui si arriva a un altro punto importante. «Il parco giochi è un luogo eccezionale. Non solo per lo svago dei bambini, ma anche per permettere ai genitori di confrontarsi e scambiare esperienze. Le mamme si incontrano, parlano e discutono. Queste interazioni sono cruciali per affrontare tutta una serie di questioni che, magari, da soli non si riescono a risolvere».

Lo smartphone però fa ormai parte del nostro quotidiano. È irrealistico immaginare una società che se ne privi. Ma allora come trovare il giusto equilibrio? «L’equilibrio è la quadratura del cerchio. Io credo che lo smartphone vada a occupare quegli spazi che non sono già occupati da esperienze cariche di senso e di interesse. Nel momento in cui trovo un’attività che mi interessa più dello smartphone, il tempo trascorso incollato allo schermo crolla. Se invece mi annoio, la tendenza è usare più il cellulare. È quindi una questione di educazione dei genitori: bisogna riflettere su quali sono le priorità. In che modo intendo occuparmi di mio figlio? Avviare una riflessione di questo tipo sarebbe già un ottimo risultato».

«Il legame tra genitori e figli è sempre forte» - Detto questo, il legame tra genitori e figli è davvero a rischio? «Fortunatamente, il legame tra genitori e figli è forte: tende a resistere. Ma c’è un rovescio della medaglia. Meno tempo, in termini di qualità e quantità, dedichiamo ai nostri figli, soprattutto nei primi anni di vita, e più difficile sarà affrontare i problemi che inevitabilmente emergeranno col tempo. Mi spiego: tutti, prima o poi, ci troviamo a gestire situazioni delicate, che richiedono strumenti adeguati».  Quali? «La relazione, l’ascolto reciproco, l’intimità, la capacità di cogliere i cambiamenti. Ma tutto questo diventa possibile solo se, fin dall’inizio, il genitore si impegna a costruire un legame autentico e profondo con il proprio bambino».

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