L'ultimo a cantare, poi lo choc: «Ho avuto bisogno di elaborare»



Il musicista Luca Imperiali ha vissuto l'infinita notte del Piano di Peccia un anno fa. Ora presenta una canzone in memoria della catastrofe in Alta Vallemaggia.
Il musicista Luca Imperiali ha vissuto l'infinita notte del Piano di Peccia un anno fa. Ora presenta una canzone in memoria della catastrofe in Alta Vallemaggia.
LAVIZZARA - "Aiutami, oh bendata Dea. Ti prego, sbircia solo un po'. Svenendo sventolo qui bandiera bianca, di scagliare pietre tu non sei ancora stanca". Parole da brividi sulle note di una ballata che oscilla tra la malinconia e la speranza. Il nome del brano è Petricore, espressione che si rifà all'odore terroso della pioggia, e a realizzarlo è stato Luca Imperiali, membro dei Make Plain. Non un gruppo a caso.
L'ultimo a suonare nella festa del capannone del Piano di Peccia, nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2024, prima della catastrofe che ha messo in ginocchio l'Alta Vallemaggia.
«È così. Abbiamo smesso attorno alle 23.30. Poi sarebbe toccato a Sebalter. Ma è andata via la corrente».
E lì è iniziata una notte infinita al campo Draione.
«Una notte che ha lasciato il segno, un minestrone di emozioni molto forti che mi hanno portato a realizzare questa canzone. Avevo bisogno di buttare fuori, di elaborare in qualche modo».
Si è parlato molto del vostro furgone, rimasto in bilico accanto a uno smottamento.
«Lo so. Ma, pur essendo un'immagine simbolica, non è di questo che parla la canzone. Quella notte sono capitate tante cose. Non si dormiva ovviamente. Ci si guardava intorno per cercare di capire cosa stesse accadendo. Eravamo tutti fradici. Era tutto surreale: 200 persone bloccate nell'oscurità di un capannone».
Che emozioni emergono se pensi a quei momenti?
«Io ricordo la solidarietà tra la gente. Nell'incertezza totale si è creato anche un bel clima. Sembra paradossale. Ci si aiutava. E questa cosa è continuata anche nella giornata di domenica».
Poi sono arrivati gli elicotteri.
«E una volta in volo mi sono reso conto che eravamo solo una piccola parte di un disastro enorme. Quello che ho visto dall'alto non lo scorderò mai. Lì ho anche pensato a come probabilmente si saranno sentiti amici e famigliari non avendo notizie di me. Al capannone del campo Draione questa sensazione non la percepivi. Perché non sapevamo cosa fosse successo attorno».
Tu sei del Mendrisiotto. Qual è il tuo legame con la Lavizzara?
«Abbiamo suonato lÌ in alcune occasioni. Anche al Grotto Pozzasc, un posto meraviglioso, che purtroppo ha subito enormi danni quella notte. Posso dire di non aver mai conosciuto bene l'alta Vallemaggia. Certo, adesso è diverso. Ora il legame è sicuramente più forte».
Il prossimo weekend torna il torneo del Piano di Peccia, con la relativa festa in formato più sobrio. Ci sarai?
«Mi piacerebbe esserci. Rincontrare le persone con cui ho condiviso quelle lunghe ore. Sì, mi farebbe enormemente piacere».
