«Sono una sex worker. Ma prima di tutto sono una persona, e merito rispetto»


Ecco «la vita vera» di una 44enne attiva in un locale erotico di Lugano. Zonaprotetta: «È un lavoro come un altro».
Ecco «la vita vera» di una 44enne attiva in un locale erotico di Lugano. Zonaprotetta: «È un lavoro come un altro».
LUGANO - In visita culturale. A cena con la famiglia. In un momento di espressione artistica. Sono solo alcune, queste, delle vesti in cui si è mostrata la 44enne Alissa*, una sex worker del Luganese, negli scatti esposti ieri sera alla Masseria di Lugano.
La mostra fotografica, denominata “Il quotidiano di Alissa” vuole puntare i riflettori su quella che è la vita di una lavoratrice del sesso al di là della sua professione, e si è inserita nell’evento organizzato da Primis-Zonaprotetta in occasione della Giornata internazionale delle e dei sex worker.
«Abbiamo affetti, responsabilità, sogni e paure» - «Ho iniziato a svolgere questo lavoro nel novembre del 2020», ci racconta Alissa*, che è attiva professionalmente sia in un locale erotico di Lugano sia in un appartamento regolare situato in un altro cantone. «Ho deciso di mostrarmi in questi scatti per far vedere che anche noi lavoratrici del sesso abbiamo una vita piena e vera, e che viviamo in società come chiunque altro, con affetti, responsabilità, sogni, paure e gioie. Il messaggio è semplice ma profondo: siamo prima di tutto persone, complete e complesse».
E la finalità è chiara: «Spero che da queste immagini possano nascere più rispetto, maggiore comprensione e meno pregiudizi. Vorrei che chi le guarda si ricordi che ogni scelta lavorativa merita dignità e che dietro ogni volto c’è una persona con la sua storia».
Il sostegno della famiglia - A colpire è anche il fatto che in una delle foto Alissa* appare insieme alla sua famiglia. «Sanno quello che faccio di mestiere», spiega, «eppure mi abbracciano, mi appoggiano, e non mi giudicano. Mio figlio mi dice “Mamma, che problema c’è, è la mentalità della gente che ti giudica che è problematica”».
Per Alissa*, inoltre, la sua attività va oltre i meri rapporti fisici. «Quello che faccio non sono solo atti sessuali, perché io con i miei clienti parlo tanto. Sono estremamente comunicativa e credo nell’energia delle persone. Vado oltre alla superficialità dell’atto e dò molta importanza alla sfera emotiva».
«Non ho mai avuto paura» - La professione, innegabilmente, comporta però dei rischi. Dopo l’omicidio shock avvenuto a gennaio a Lodrino, il mese scorso una escort è stata ritrovata morta a Legnano, non molto lontano dal confine rossocrociato. L’esperienza della 44enne, da questo punto di vista, è però positiva.
«In questi anni non mi sono mai ritrovata in una situazione in cui ho avuto paura», ci dice. «Sono estremamente perspicace e riesco a capire, attraverso messaggi e chiamate, che persona posso ritrovarmi di fronte. Va detto, poi, che lavoro in contesti in cui mi sento protetta, qui in Ticino in un locale erotico, e oltre Gottardo in un appartamento regolare. So, dunque, che se mi dovessi trovare in una situazione a rischio posso fare un colpo di telefono e vengo tutelata».
«Oltre allo stigma, frammenti di vita» - Ma cosa rappresentano, di preciso, gli scatti che hanno catturato la quotidianità di Alissa? Ce lo spiega Jussiene Righini, artefice della mostra e operatrice sociale di Primis, servizio dell’associazione Zonaprotetta. «L’idea centrale è guardare oltre allo stigma legato al lavoro sessuale e restituire visibilità, attraverso la fotografia, a una dimensione spesso dimenticata, quella privata e reale della persona. Quello che mostriamo è un racconto fatto di frammenti di vita, un ritratto sincero e intimo di una sex worker che ci ha aperto il suo mondo. Il tutto attraverso un intreccio tra le fotografie e le sue parole».
«È un mestiere come un altro» - L’International Sex Workers’ Day, in effetti, è l’occasione per tematizzare le problematiche che ancora affliggono la categoria. «Questo è un mestiere come un altro», sottolinea Vincenza Guarnaccia, coordinatrice di Zonaprotetta. «È quindi importante continuare a difendere i diritti delle e dei sex worker, rivendicare condizioni di lavoro dignitose e denunciare il fatto che ancora oggi stigmatizzazione e discriminazione colpiscono chi svolge questo lavoro».
L’evento organizzato ieri sera alla Masseria, ad ogni modo, fa parte di un piano di azione ben più ampio, e si iscrive in particolare nel progetto “Rispetto” di Primis, dedicato alla prevenzione della violenza e alla promozione del rispetto nel lavoro sessuale. «Da una parte andiamo verso le lavoratrici per renderle maggiormente consapevoli dei propri diritti, dall’altra parte ci rivolgiamo alla società per lottare contro la stigmatizzazione e l’esclusione sociale», conclude Guarnaccia.
*Nome d’arte
Giornata internazionale delle/dei sex worker
Questa ricorrenza nasce nel 1975, quando circa 150 lavoratori del sesso occuparono la chiesa di Saint-Nizier a Lione, in Francia, per protestare contro la criminalizzazione, la repressione e la violenza. Fu un gesto di coraggio e autodeterminazione che diede origine a un movimento internazionale ancora oggi attivo. Per commemorare quel gesto storico, i membri di ProCoRe – rete nazionale che tutela i diritti e gli interessi delle/dei lavoratoriə del sesso in Svizzera – hanno organizzato in tutto il Paese una serie di eventi per celebrare la giornata e rilanciare la lotta per il riconoscimento e la dignità di chi lavora nel sesso.