«Non vogliamo villaggi fantasma»

Il sindaco Gianluigi Della Santa commenta lo spopolamento irreversibile di alcune frazioni: «Dura contrastare le linee della Confederazione».
GAMBAROGNO - Dalla montagna al lago. E viceversa. È la ricetta di Gianluigi Della Santa, sindaco di Gambarogno, per fare fiorire turisticamente il suo comune e la sua regione. «Nel 2026 avremo il nostro porto pieno di barche. Poi stiamo investendo sulla capanna del Gambarogno, sull'Alpe di Neggia. Il territorio è il nostro punto forte».
Turismo, d'accordo. Ma il problema dei residenti si sta sempre più facendo sentire.
«La nostra sofferenza sta nel periodo invernale. Ci sono periodi in cui alcune nostre località sono senza un raggio di sole».
Nel Basso Gambarogno ci sono frazioni che si stanno trasformando in dormitori per l'estate.
«Il tempo sta sempre più mettendo in evidenza la nostra lontananza dai centri urbani. A causa anche di una politica centripeta portata avanti dalla Confederazione che non favorisce le zone periferiche».
Recentemente uno studio della Omnis Vision di Bellinzona ha lanciato proposte concrete.
«Ad esempio la creazione di un centro intergenerazionale, un coinvolgimento maggiore dei proprietari di case secondarie, la creazione di una nuova piazza come luogo di incontro, l’aumento dell’attrattività residenziale e appunto la valorizzazione del lago rendendo più accessibili il lido e le strutture pubbliche».
Sembra solo teoria. Nel vostro Comune pare mancare il senso di comunità.
«Tocca a noi incrementarlo. Ci proveremo. Io il Gambarogno lo immagino un po' sempre come una valle. Sul fondovalle, territorio che potrebbe essere metaforicamente tra Contone, Quartino e Magadino, c'è uno sviluppo demografico importante. Mentre più ci si addentra nella valle più si assiste a un certo spopolamento. Ed è difficile da contrastare».
Fondamentali rimangono i servizi sul territorio.
«Però abbiamo potuto notare che nemmeno la presenza dei servizi riesce ad arginare certe dinamiche. Sempre di più le famiglie cercano di posizionarsi nelle zone urbane».
Gambarogno ha circa 5.200 abitanti. E allo stesso tempo ha circa 3.000 abitazioni secondarie. Cosa significa?
«Che alcune zone del nostro Comune si stanno spopolando. Appunto. È evidente. Negli ultimi anni tante abitazioni primarie sono state vendute per essere trasformate in abitazioni secondarie».
Non avete paura che alcune frazioni diventino luoghi fantasma in inverno?
«Penso ci siano limiti al di sotto dei quali non si possa e non si debba andare. Non vogliamo avere Caviano o Sant'Abbondio strapopolate come lo erano 60 anni fa. Un minimo di vita tuttavia è necessario. D'altra parte non credo nelle soluzioni miracolose. Stiamo valutando cosa si potrebbe fare».
E l'ostacolo dove sta?
«Chi sta ben più sopra di noi punta sullo sviluppo delle città. È una politica dichiarata, basata fondamentalmente sulla legge per la pianificazione del territorio. Per certi versi è anche comprensibile. Perché presuppone un migliore utilizzo del territorio. Non posso dire che sia una politica sbagliata. È chiaro che per noi questa tendenza è un problema».
Riesce a essere felice per qualcosa, al di là del turismo?
«Beh sì. Nel comparto industriale tra Contone e Quartino ci sono nuovi importanti insediamenti. Creano posti di lavoro e ricchezza per il Comune. C'è un lato della medaglia che ci sorride».



