«Stiamo bloccando tutto il Ticino»


L'imprenditore Piergiorgio Rossi striglia l'edilizia dopo il caso emblematico del Ponte Spada di Capriasca: «Basta ricorsi».
L'imprenditore Piergiorgio Rossi striglia l'edilizia dopo il caso emblematico del Ponte Spada di Capriasca: «Basta ricorsi».
CAPRIASCA - «In Ticino un sacco di opere sono bloccate da ricorsi. Non si sa perdere». Piergiorgio Rossi, presidente dell'Unione ticinese Associazioni dell'Edilizia e direttore delle Officine Ghidoni di Riazzino, è scocciato. E il suo sfogo parte dal caso del Ponte Spada di Tesserete recentemente sbloccatosi.
Col fiato sospeso – Un progetto che ha rischiato di sfuggirgli di mano per due volte. «La prima volta perché è stato superato il preventivo. La seconda perché una delle ditte che ha perso si è intestardita e ha fatto ricorso fino al Tribunale amministrativo cantonale. Ricevendo una risposta negativa. Adesso la questione deve crescere in giudicato. Nel frattempo la ditta "sconfitta" potrebbe teoricamente ricorrere addirittura al Tribunale federale. Bloccando ulteriormente la vicenda. È un sistema che non va più».
Un'opera complessa – La passerella in questione, ciclopedonale, rappresenta un'opera programmata da tempo. Un ponte complesso per cui il committente, il Cantone, aveva chiesto la formazione di un consorzio composto da metalcostruttore, impresa e geometra.
Carte rimescolate – Ma cosa è accaduto nel dettaglio? Al secondo round la scelta è caduta sul progetto proposto dal gruppo capitanato da Rossi.
«Anche se non era il più economico. Costavamo un milione in più rispetto ai sette milioni di franchi ipotizzati dal migliore offerente. Vista la difficoltà tecnica si è deciso di privilegiare la qualità e non solo gli aspetti finanziari. Il problema è che nel frattempo chi è arrivato alle nostre spalle in graduatoria ha rimescolato le carte. È stato perso almeno un anno di tempo. Quello del Ponte Spada è un caso emblematico. Ormai è così per quasi tutti gli appalti pubblici».
Lungaggini e costi – Che il Ticino sia in balìa della "ricorsite acuta" è cosa nota. Un vero grattacapo per Claudio Zali, direttore del Dipartimento del territorio (DT). Ora il grido di rabbia arriva da una persona sul campo. Da quel Piergiorgio Rossi che rappresenta il settore dell'edilizia: «Non si può andare avanti così. Rischiamo una paralisi in Ticino a livello di opere pubbliche. Di base chi perde un concorso dovrebbe sportivamente accettare la sconfitta. E invece accade raramente. È un continuo rincorrere la proposta perfetta. E così si perdono anni. Non solo. I ricorsi generano anche infiniti costi burocratici. Costi coperti coi soldi della gente».
«Non arriviamo agli estremi» – Infine l'appello. «Ogni azienda che partecipa a un concorso pubblico sa che può vincere o perdere. Certo, in caso di sconfitta la legge permette di fare ricorsi a iosa. Ma a un certo punto, per il bene di tutti, sarebbe opportuno capire quando fermarsi. Questo buonsenso lo vedo sempre meno. E se non reagiamo noi che siamo i protagonisti, saranno poi le autorità e la politica a metterci limiti e a toglierci diritti. Non dobbiamo arrivare a questo estremo. Sarebbe deleterio».





















































