Bimbo malato di tumore: «L'espulsione sarebbe una condanna a morte»

Un tredicenne georgiano (guarito) e la sua famiglia rischiano l'espulsione dalla Svizzera: infuria la polemica tra cure e diritto d'asilo. L'oncologa: «Una recidiva nel suo Paese gli sarebbe fatale».
AARAU - Un bambino gravemente malato, una famiglia disperata e una pediatra che lancia l'allarme. Sta facendo discutere il caso di una famiglia georgiana - riportata dall'Aargauer Zeitung - che si è vista rifiutare la richiesta d'asilo una volta che il figlio 13enne ha terminato il trattamento contro il cancro nel Canton Argovia. E questo nonostante l'oncologa curante abbia messo in guardia su possibili ricadute.
Ma partiamo dall'inizio. Il bambino aveva undici anni quando, nel 2023, gli è stato diagnosticato un tumore cerebrale maligno. Dopo la prima operazione a Tbilisi, il medico locale ha però consigliato ai genitori di recarsi all'estero per le terapie successive. Le possibilità mediche in Georgia erano infatti insufficienti. La famiglia è così arrivata in Svizzera senza visto e ha presentato una richiesta d'asilo, con l'obiettivo esplicito di far curare il figlio.
«Terapia riuscita? Richiesta respinta» - Nel nostro Paese il ragazzino viene accolto presso il Paul-Scherrer-Institut e l'Ospedale cantonale di Aarau (AG) dove per otto mesi si sottopone a radioterapia e chemioterapia. Con ottimi risultati. Il giovane, infatti, risulta guarito. Ma con la conclusione del trattamento medico "scade" anche la procedura d'asilo. E nel maggio del 2025 il Tribunale amministrativo federale conferma l'espulsione della famiglia che però si oppone e che dopo aver rifiutato di partire volontariamente ora rischia un'espulsione forzata.
Turismo medico e dibattito politico - Il caso del giovane tredicenne è l'emblema di un dibattito che va avanti da anni: persone gravemente malate provenienti dalla Georgia cercano infatti ripetutamente aiuto in Svizzera, spesso attraverso una richiesta d'asilo. In politica si parla in questi casi di «turismo medico» visto che in qualità di richiedenti l'asilo, vengono assicurati sin dal primo giorno e possono accedere gratuitamente alle cure mediche.
Per questo le richieste d'asilo provenienti dalla Georgia vengono generalmente respinte. Anche quando sussistono motivi medici. Secondo il Tribunale federale, un'espulsione è infatti ritenuta «inaccettabile» solo se nel Paese d'origine non esiste «un trattamento medico disponibile e il ritorno comporterebbe un peggioramento acuto e potenzialmente letale delle condizioni di salute».
Il grido d'allarme della dottoressa - Ed è proprio il timore che affligge l'oncologa pediatrica che ha seguito il caso del giovane. «Il rischio di recidiva in questi casi è molto alto», spiega la dottoressa in una lettera indirizzata al Tribunale della Famiglia (l'organo giurisdizionale che si occupa di questioni legate alla famiglia, ai minori e alla sfera personale, ndr) precisando come in Georgia non sarebbe possibile alcuna cura. «Mancano infrastrutture, farmaci e collegamento specialistico nel campo della neuro-oncologia pediatrica. Un suo ritorno in Patria non sarebbe giustificabile né dal punto di vista medico né da un punto di vista etico».
Il Tribunale della Famiglia, da parte sua, al momento non rileva «un pericolo immediato» per il benessere del minore visto che il rischio sarebbe «solo ipotetico» e «riferito al futuro». Per questi motivi i giudici non possono disporre il blocco dell'espulsione.
Spiraglio giuridico - Ma c'è ancora una piccola speranza per la famiglia: l'associazione Freiplatzaktion Basel. Un loro rappresentante, infatti, vede nel Tribunale della Famiglia una competenza diversa rispetto alle autorità migratorie. «Si tratterebbe di proteggere concretamente il benessere del minore, non di questioni di principio sul diritto d'asilo».Un ulteriore rinvio dell'espulsione sarebbe quindi teoricamente possibile. Anche se, come precisato dal consigliere di Stato e responsabile dell'Ufficio della migrazione cantonale Dieter Egli (PS), «il Cantone può intervenire solo se emergessero nuove informazioni non prese in considerazione nella procedura precedente».












