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SVIZZERA

Quando le targhe vengono fatte in carcere (e a qualcuno la cosa sta stretta)

In Ticino è una realtà da diversi anni ma Oltralpe è piuttosto raro. L'idea del canton Berna di spostare la produzione “dietro le sbarre” preoccupa le aziende e una parte della politica.
Tipress/Gabriele Putzu
Fonte NZZ
Quando le targhe vengono fatte in carcere (e a qualcuno la cosa sta stretta)
In Ticino è una realtà da diversi anni ma Oltralpe è piuttosto raro. L'idea del canton Berna di spostare la produzione “dietro le sbarre” preoccupa le aziende e una parte della politica.

BERNA - Anche il canton Berna si aggiunge al gruppo di cinque cantoni - 4 della Svizzera tedesca e il Ticino, che hanno affidato la produzione delle targhe (in toto o in parte) alle strutture carcerarie sul suolo cantonale.

Se alle nostre latitudini la pratica è nota, e avviata da ormai più di un decennio, per Berna è una questione recente che sta facendo dibattere. A occuparsi della produzione delle placche per la circolazione saranno i detenuti del carcere di Thorberg (BE) a partire da marzo 2026.

«È un'operazione che ci permette di impiegare le persone in stato detentivo in maniera efficace ed efficiente», ha spiegato il Direttore della sicurezza bernese Philippe Mülller. Altro plus è il fatto di poter risparmiare sui costi, mantendo i prezzi fondamentalmente invariati nel tempo.

Tutti contenti? Non proprio, perché se la produzione si sposta “dietro le sbarre”, a perderci sono le piccole-medie aziende che se ne occupano. Un mercato come quello del Canton Berna resta comunque particolarmente ghiotto.

«Per voi sarebbe un problema se i detenuti improvvisamente si mettessero a stampare soldi? Ecco, per noi è la stessa cosa», si lamenta sulle pagine della NZZ il titolare di Plaque Suisse André Seiler, azienda solettese specializzata (appunto) nella realizzazione di targhe per le diverse Sezioni della circolazione della Svizzera. Si parla di circa 1 milione di placche all'anno.

La sua preoccupazione è che l'esempio bernese possa fare proseliti. E non ha tutti i torti, secondo il quotidiano zurighese, anche Lucerna ci starebbe pensando. E chissà quanti altri: «È evidentemente un caso di concorrenza sleale», rincara la dose Seiler, «è manodopera che lavora praticamente gratis, mentre io rischio di dover licenziare».

La pillola di Berna è particolarmente indigesta perché sarà la sua azienda a dover fornire le placche grezze al laboratorio carcerario che si occuperà poi dell'incisione e della verniciatura. Non solo, Plaque Suisse - attraverso l'azienda partner Vebo - offre la possibilità di lavoro a diverse persone disabili con una grottesca “competizione“ fra detenuti e portatori di handicap.

L'impiego di detenuti per realizzare le targhe ha suscitato malesseri anche all'interno della politica bernese, con un'opposizione dichiarata dell'UDC che sostiene che la pratica possa essere collegata con un aumento di targhe svizzere false, intercettate soprattutto alla frontiera: «Una coincidenza? Non credo», ha confermato il consigliere agli Stati Werner Salzmann, «insegnare ai criminali come produrre targhe è semplicemente molto rischioso».

Preoccupazioni rispedite al mittente dall'Ustra che parla di «pochissime targhe confiscate ogni anno».

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