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SVIZZERA

Siamo sempre più grassi. «Colpa di traumi e di un ambiente obesogenico»

L'esperto lancia l'allarme: «Le diete? Spesso fallimentari, serve aiutare il paziente a comprendere i meccanismi emotivi legati al peso».
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Siamo sempre più grassi. «Colpa di traumi e di un ambiente obesogenico»
L'esperto lancia l'allarme: «Le diete? Spesso fallimentari, serve aiutare il paziente a comprendere i meccanismi emotivi legati al peso».

ZURIGO - Negli ultimi trent’anni, gli uomini svizzeri hanno guadagnato in media 5,5 chili, le donne 4,3. Oggi, il 31% della popolazione adulta è in sovrappeso e il 12% è obesa. Numeri inferiori rispetto alla media globale, ma - come riferisce La Liberté - comunque preoccupanti, specie se si considera che l’obesità infantile potrebbe aumentare del 121% entro il 2030.

Zoltan Pataky, medico e responsabile dell’Unità di educazione terapeutica del paziente presso l'Ospedale universitario di Ginevra (HUG), sottolinea che l’obesità non è frutto di pigrizia o cattive abitudini, ma di una combinazione complessa di fattori psicologici, ambientali e neurobiologici. Molti pazienti, spiega, soffrono per traumi non elaborati, spesso infantili, che si traducono in una protezione corporea: il peso come scudo.

L’ambiente stesso è «obesogenico»: cibo ipercalorico ovunque, sedentarietà e farmaci come antidepressivi e ansiolitici favoriscono l’aumento di peso. A ciò si aggiunge un sistema nervoso e ormonale che, in certe persone, perde la capacità di regolare appetito e sazietà.

Nella sua esperienza clinica, Pataky osserva un aumento costante delle richieste di aiuto, anche da parte di chi soffre di diabete tipo 2, correlato al sovrappeso. In particolare, cresce il numero di pazienti con obesità severa (Indice di Massa Corporea > 40), spesso con gravi sofferenze psicologiche sottostanti. In questi casi, «mangiare meno e muoversi di più» non basta. Serve, spiega l'esperto, un accompagnamento mirato e rispettoso.

In aiuto, negli ultimi anni, sono arrivati i farmaci analoghi del GLP-1 (ormone prodotto dall'intestino che svolge un ruolo chiave nella regolazione del glucosio nel sangue e nel controllo dell'appetito), hanno mostrato risultati promettenti, con perdite di peso fino al 22–23%. Tuttavia, secondo Pataky, questi trattamenti vanno integrati in un percorso globale, che affronti anche le cause profonde.

Attualmente, in Svizzera, solo il farmaco Wegovy è rimborsato dall’assicurazione di base. «Questo rimborso è garantito fino al 2027, poi andrà rivalutato. La durata massima attuale è di tre anni, con requisiti di perdita di peso imposti dalle assicurazioni. Ma se riconosciamo che l’obesità è una malattia cronica, multifattoriale e recidivante, capiamo che non si cura in tre anni. Per alcuni, sarà necessario un trattamento a lungo termine, forse a vita», fa notare Pataky. Il medico equipara l’obesità al diabete o l’ipertensione: «È una malattia cronica, e negare l’accesso ai trattamenti significa aumentare le disuguaglianze».

La chirurgia bariatrica resta un’alternativa, «ma solo dopo aver tentato approcci conservativi». Le diete, invece, secondo il medico sarebbero fallimentari nel lungo periodo e spesso peggiorano il problema. «Sono troppo restrittive, portano a disturbi alimentari e al famoso effetto yo-yo». All’HUG, l’educazione terapeutica del paziente è al centro della presa in carico: un’équipe multidisciplinare lavora per costruire una relazione di fiducia con il paziente e aiutarlo a comprendere i meccanismi emotivi legati al peso.

Pataky denuncia infine la scarsa formazione dei medici di base sul tema: troppo spesso la cura è frettolosa, stigmatizzante, e con strumenti inadatti. In collaborazione con l’OMS, è in corso lo sviluppo di un programma formativo breve per migliorare le competenze di chi è in prima linea.

Il medico propone di affiancare alla misura dell’IMC il girovita, indicatore più preciso del grasso viscerale, quello realmente pericoloso per la salute. Agire in fretta, su ogni caso di sovrappeso, è essenziale per prevenire complicanze gravi. «Non bisogna aspettare», conclude.

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