Ieri occupanti, oggi proprietari: ecco il problema degli autogestiti


Di fronte a un mercato immobiliare sempre più aggressivo, anche i collettivi autonomi svizzeri devono scendere a compromessi.
Di fronte a un mercato immobiliare sempre più aggressivo, anche i collettivi autonomi svizzeri devono scendere a compromessi.
AARAU (AG) - Il Kuzeb, centro culturale autonomo nel cuore di Bremgarten, resiste da oltre trent’anni come punto di riferimento della scena anarchica e anticapitalista. Ma oggi, stando a quanto riporta il Blick, la sua sopravvivenza è messa in discussione: l’attuale proprietario dell’edificio, un uomo di 90 anni, ha deciso di venderlo. Il prezzo fissato è di quattro milioni di franchi svizzeri. Una cifra che pone il collettivo davanti a un dilemma ideologico: lasciare il luogo o acquistarlo, diventando ciò che hanno sempre rifiutato di essere – proprietari.
Il paradosso - L’acquisto dell’ex fabbrica di abbigliamento, occupata in parte e affittata in parte, va contro i principi storici del collettivo: nessun legame con lo Stato, rifiuto del denaro e della proprietà privata. Eppure, proprio per garantirne la sopravvivenza, il Kuzeb è riuscito a raccogliere fondi – in parte attraverso una significativa donazione privata di 3,25 milioni di franchi. Il contratto di acquisto è stato firmato, e la sopravvivenza del centro sembra temporaneamente assicurata.
Winterthur rischia di perdere un simbolo - Situazione analoga a Winterthur, dove il centro sociale Gisi, attivo dal 1997, rischia la chiusura. Situato in uno degli immobili lasciati in eredità dal collezionista Bruno Stefanini, l’edificio è in parte regolarizzato: dal 1999 il collettivo occupante ha stipulato un contratto d’affitto per il seminterrato con la Fondazione Stefanini, mentre il resto della casa è rimasto occupato. Ora però la Fondazione ha deciso di porre fine al contratto: l’intero edificio sarà ristrutturato, e lo sgombero sembra inevitabile.
La scena "autonoma" si sta dissolvendo anche a Zurigo? - Questi casi emblematici riflettono una tendenza più ampia: la scena occupante in Svizzera si sta lentamente dissolvendo. Il contesto urbano è cambiato. Le grandi mobilitazioni e gli scontri con la polizia che segnarono gli anni '80 e '90, in particolare a Zurigo, sembrano un lontano ricordo. Anche se ogni anno si registrano ancora una ventina di nuove occupazioni nella città sulla Limmat, la maggior parte viene sgomberata entro pochi mesi.
Più severità - A Berna, lo Stato ha deciso di intervenire con maggiore severità. Il Parlamento ha approvato un inasprimento delle norme contro le occupazioni abusive, facilitando lo sgombero su richiesta dei proprietari. Una misura che contrasta con la linea più tollerante adottata da molte città, ma che mostra la crescente pressione sul movimento.
Il compromesso con le logiche di mercato - Quello che sta accadendo a Bremgarten e Winterthur mette in luce una contraddizione sempre più diffusa: per sopravvivere, molti collettivi si vedono costretti a scendere a patti con le logiche di mercato da cui volevano emanciparsi. La legittimazione passa spesso attraverso affitti, acquisti e trattative legali. Ma così facendo, si affievolisce anche la carica politica e simbolica che per decenni ha animato questi spazi.