Le famiglie oltre le sbarre: «È doloroso e difficile»

La testimonianza della moglie di un detenuto costretta a crescere due bimbe da sola: «Ecco dove ho trovato aiuto».
GINEVRA - «Una mattina è uscito di casa come al solito per andare al lavoro e non è più tornato». Inizia così il racconto di Alice, madre di due bambine piccole, rimasta da sola dopo l’arresto del marito avvenuto lo scorso settembre a Ginevra. «È stato uno shock», ha spiegato a 24Heures.
Sofferenza e difficoltà - La testimonianza raccolta dal quotidiano romando fa emergere un aspetto della vita delle prigioni che spesso viene trascurato: la sofferenza e le difficoltà delle famiglie le cui vite vengono stravolte da un giorno all’altro.
In Ticino il progetto “Pollicino”, promosso dall’Associazione per la prevenzione e l’autonomia della prima infanzia l’OASI, in collaborazione con l’Ufficio dell’assistenza riabilitativa (UAR), si occupa di aiutare le famiglie
In Ticino? - «Pollicino è un luogo intra-muros di accoglienza e di incontro genitori-bambini che, in ambito carcerario, si prefigge di favorire e mantenere le relazioni del bambino con il genitore detenuto e con i suoi familiari», spiega il sito del cantone. «È innanzitutto un luogo di ascolto e di parola per i bambini, messo a disposizione dei genitori detenuti (madri e/o padri), dei loro figli e dei familiari».
Per la Svizzera romanda invece questa missione viene ricoperta dalla fondazione REPR (Relais Enfants Parents Romands). «Per quanto i detenuti siano trattati bene, la separazione è molto difficile da gestire per le famiglie. L'indagine è ancora in corso, le visite sono quindi vietate per i primi tre mesi e le lettere sono state monitorate», continua Alice.
Il legame genitore-figlio - «Una volta al mese ci rechiamo nelle prigioni, portiamo dei giochi e offriamo ai detenuti un momento da soli con i loro figli. Questo aiuta a mantenere il legame parentale con il bambino», spiega Viviane Schekter, direttrice della fondazione.
Un momento apprezzato dalle stesse famiglie. «Sono molto grata che le mie figlie abbiano questa opportunità», dice Alice. Il REPR ha aiutato a spiegare ai bambini cosa significa il carcere e come è organizzato.
Nel 2024, la Fondazione calcola che ha accompagnato 550 bambini con un genitore in carcere. «All’inizio non volevo dire ai bambini il motivo per il quale il loro papà si trovava in prigione», continua Alice. «Ma facevano molte domande e non volevo mentir loro». Un processo nel quale Alice è stata accompagnata dagli specialisti della fondazione.