Connor Carrick, un guerriero per il Lugano


«Sono molto esigente con me stesso»
«Colpito dalla voglia di Steinmann».
«Sono molto esigente con me stesso»
«Colpito dalla voglia di Steinmann».
LUGANO - Siamo in “bassa stagione” e lui è impegnato a spostare la famiglia dal Nord America all’Europa. Nonostante ciò Connor Carrick ha sempre l’hockey in testa. Sta pensando al Lugano (inteso come HCL), più che a Lugano (inteso come città) perché vuol essere sicuro di poter ripagare un club che su di lui ha puntato forte.
«Del campionato svizzero non so molto - ha spiegato il 31enne difensore statunitense, che sarà bianconero fino al 2027 - Guardo YouTube per cercare di rendere il tutto il più familiare possibile ma questa prima parte dell'estate è stata piena di tanta... organizzazione. Il trasloco: mi sto trasferendo in Europa con la famiglia. È un grande cambiamento. Nella seconda parte affinerò la preparazione fisica e penserò al ghiaccio. Gioco da molto tempo, so cosa fare. Quindi sto solo cercando di guardare più video per capire al meglio questa realtà. Penso che la sfida sarà capire come gruppo quali sono i nostri punti di forza. A Lugano, con un nuovo GM e un nuovo allenatore, c’è stato un grande cambiamento…»
Che tipo di giocatore sei? «Cerco di essere dinamico in attacco e… gioco per vincere. È così che mi descrivo. Come giocatore, quello che cerco è fare tutto quello che mi chiedono. Che è il motivo per il quale mi hanno ingaggiato e mi pagano. Sono molto esigente con me stesso, non so se la pressione dall'esterno sia intensa quanto quella che mi metto io. Tipo: penso di essere un buon giocatore e mi aspetto di esserlo. Ho sentito dire che qui i tifosi sono appassionati e amano la loro squadra. Bene ma io ho giocato per i Maple Leafs e l’ambiente è piuttosto caldo anche lì. Direi quindi che sono allenato sotto questo aspetto. Ho giocato a lungo in Nord America. Sono orgoglioso di alcune delle stagioni disputate; il mio obiettivo e il mio sogno erano d’altronde giocare in NHL e ci sono riuscito. Poi però arrivi a un punto in cui vuoi fare altre avventure, e penso che anche come famiglia fossimo pronti per questo. Abbiamo un bimbo piccolo e i cambiamenti a volte diventano più difficili quando i figli sono più grandi... Fare altro era qualcosa che volevo a questo punto della mia carriera. Allora ho parlato con Jannik Steinman e sono rimasto davvero colpito dalla sua voglia di costruire una squadra affiatata. Per me è importante il rapporto con i compagni, con i quali si deve stare tanto insieme. A volte giochi bene, altre male, a volte vinci altre perdi, ma ci deve essere affiatamento con le persone con cui vai in guerra. Mi sentivo adatto, mi sembrava la sfida giusta».




