«Voglio ancora spaccare il mondo. Gioco anche per i miei genitori»


Xherdan Shaqiri si racconta: «Al Basilea ho ritrovato gli stimoli e il sorriso. La "mia" Inter del 2015? Eravamo costruiti male»
«Mancini mi chiamò e mi convinse in 5 minuti. Sono capitato in una delle Inter qualitativamente più povere degli ultimi 15 anni».
Xherdan Shaqiri si racconta: «Al Basilea ho ritrovato gli stimoli e il sorriso. La "mia" Inter del 2015? Eravamo costruiti male»
«Mancini mi chiamò e mi convinse in 5 minuti. Sono capitato in una delle Inter qualitativamente più povere degli ultimi 15 anni».
BASILEA - Leader tecnico e trascinatore del Basilea - riabbracciato lo scorso anno dopo 15 stagioni in giro per il mondo - Xherdan Shaqiri oggi ha 33 anni e sta vivendo una seconda giovinezza.
«Sono felicissimo e non voglio fermarmi, grazie al Basilea ho ritrovato gli stimoli e il sorriso - ha spiegato l’ex nazionale rossocrociato in una lunga intervista alla "Gazzetta dello Sport” - La scorsa stagione (finita in trionfo, ndr) dimostra che ho ancora la qualità per fare la differenza. Non penso assolutamente al ritiro, ho ancora tanta voglia di spaccare il mondo e farmi valere. Voglio dimostrare di essere ancora un genio pazzo».
Shaqiri è poi tornato sulla sua esperienza in chiaroscuro in Italia con l’Inter, raggiunta nel gennaio 2015 dal Bayern Monaco. «L'Inter mi stava seguendo da un po' di tempo. Mancini mi chiamò e mi convinse in 5 minuti. Mi disse che sarei stato centrale nel progetto, invece non giocai moltissimo. Certo, influirono anche i soliti problemi fisici».
L’elvetico ha anche dei bei ricordi, ma sulla rosa ha pochi dubbi. «Sono capitato in una delle Inter qualitativamente più povere degli ultimi 15 anni. Eravamo costruiti male. Non avevamo campioni e non eravamo pronti per vincere. Però devo dire che eravamo un bel gruppo. Passavo tanto tempo con Kuzmanovic, conosciuto ai tempi delle giovanili del Basilea. Poi ricordo con simpatia tanti altri: Nagatomo, Juan Jesus, Dodo, eccetera».
A proposito di infortuni (e tentativi di cure) c’è anche un aneddoto simpatico. Una volta lo mandarono da uno sciamano… «Esatto era uno sciamano più che un dottore. Mi dissero di andare da questo tizio che faceva miracoli e che aveva curato pure Ronaldo il Fenomeno. Anche Mancini me lo disse. Invece fu un'esperienza disastrosa. Feci un'ora e mezza di macchina, ma non servì a niente…».
Il 33enne elvetico resta comunque un simpatizzante dei nerazzurri ed elogia la squadra di Chivu. «In Italia “tifo” per loro. Ora hanno cambiato allenatore, ma sono fiducioso. La squadra ha tenuto tutti i campioni e si è rinforzata, quindi deve arrivare in fondo a tutte le competizioni. Possono vincere lo Scudetto. San Siro poi è un valore aggiunto, ricordo uno stadio fantastico che quando è pieno fa impressione».
In chiusura parole al miele per la Svizzera e il Kosovo. «Sono i paesi del mio cuore, raccontano la mia storia e quella della mia famiglia. Gioco anche per i miei genitori. Indossare la maglia della Nati è un onore e un privilegio, così come segnare agli Europei e al Mondiale».




