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«Esempi dolorosi? Guardate l’Italia»

«Gli spareggi, una trappola: eventualità alla quale non voglio pensare»
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«Esempi dolorosi? Guardate l’Italia»
«Gli spareggi, una trappola: eventualità alla quale non voglio pensare»
Arno Rossini: «Una generazione, quella eccezionale del '92, è in uscita»
CALCIO: Risultati e classifiche

BASILEA - Si comincia con le sfide interne a Kosovo (venerdì) e Slovenia (lunedì), poi a ottobre toccherà andare in Svezia prima di cominciare il “ritorno”. In sei partite la Svizzera si gioca la qualificazione al Mondiale 2026. Sei… o forse otto, visto che, mancando il primo posto nella classifica del girone - che vale un biglietto diretto per il torneo nordamericano - con il secondo ci sarebbe pur sempre la possibilità di un viaggio last minute passando dagli spareggi di marzo. 

«No, per favore, quella è un’eventualità alla quale non voglio pensare - è intervenuto Arno Rossini - Gli spareggi sono una trappola: puoi superarli e qualificarti, certo, ma in quel formato (semifinali e finale in gara secca, passano tre squadre su dodici, una su quattro) può succedere di tutto. Il sorteggio… Può capitarti di tutto, di affrontare qualsiasi rivale. È troppo pericoloso: dobbiamo cercare a tutti i costi di evitarli».

Questa Svizzera ha le qualità per vincere il girone?
«Se i senatori sapranno “spingere”, coinvolgendo anche i più giovani, allora chiudere davanti a tutti non sarà impossibile. Non c’è una partita più importante di un’altra. Fondamentale, a parer mio, sarà comunque partire bene, per evitare di caricarsi poi di troppa pressione. Dovremo giocare con attenzione e grande umiltà. Sbagliare, infatti, è un attimo e in un torneo tanto breve un errore è quasi impossibile da rimediare. Esempi dolorosi di squadre che hanno pagato a caro prezzo degli sbagli ce ne sono tanti. E noi non dobbiamo guardare nemmeno troppo lontano: pensate all’Italia, fuori per due Mondiali consecutivi, una volta perdendo agli spareggi con la Macedonia. Incredibile. Guai a essere presuntuosi, quindi».

Hai parlato di senatori.
«Xhaka, Freuler… Per molti queste qualificazioni e poi, speriamo, il Mondiale, saranno una sorta di last dance, di ultimo ballo. Da affrontare con la giusta voglia e che può rivelarsi molto soddisfacente. Questo vale anche per Yakin, che potrebbe chiudere dopo il torneo nordamericano. E fare bene un Mondiale per lui, come per i giocatori d’altronde, sarebbe un bel biglietto da visita in vista di occupazioni future».

Last dance significa che da agosto 2026 la Svizzera sarà più povera?
«Una generazione, quella eccezionale del ‘92, è in uscita. Servirà voltare pagina. E quando accade non si può pensare di continuare a essere competitivi ai massimi livelli. Ma è normale. Vale per tutti. Anche per le selezioni più importanti: quando chiudono un ciclo, poi spesso hanno bisogno di tempo per tornare al top. La Svizzera del futuro sarà più forte di quella attuale? C’è la possibilità; per arrivare in alto dovrà però partire dal basso. Nel quadriennio che porterà alla Coppa del Mondo 2030 la nostra selezione potrebbe non essere di grande livello e, dunque, fare molta fatica».






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