Cerca e trova immobili
SENZA TRUCCO SENZA ING…ARNO

«Che non si parli di senso di appartenenza»

«Eman Kospo ha voltato le spalle a chi lo ha sostenuto e non ha avuto nemmeno il coraggio o la voglia di avvisare della sua scelta»
Imago
«Che non si parli di senso di appartenenza»
«Eman Kospo ha voltato le spalle a chi lo ha sostenuto e non ha avuto nemmeno il coraggio o la voglia di avvisare della sua scelta»
Arno Rossini: «La scelta di Kospo? Non è il primo a “cambiare” e non sarà l’ultimo».
CALCIO: Risultati e classifiche

FIRENZE - «Vi ringrazio di cuore per tutto», «Fin dal primo giorno ho dato il massimo», «Mi sono divertito»… con qualche frase di circostanza l'argoviese Eman Kospo ha salutato la Svizzera e cominciato a preparare la valigia per la Bosnia. Frase, per di più, resa pubblica utilizzando i social e non detta a quattrocchi ai diretti interessati. È finita così l’avventura rossocrociata di uno dei prospetti più interessanti della nuova generazione, un difensore che, seppur solo 18enne, partito dall’Aarau ha avuto modo di giocare per le giovanili del GC, per il Barcellona (la U19) e ora è in prima squadra alla Fiorentina.

«Ecco, è questo il punto - è intervenuto Arno Rossini - a far storcere il naso non è tanto il fatto che, al momento di scegliere per quale selezione maggiore giocare, il giovane abbia puntato sulla Bosnia invece che sulla Svizzera. Non è il primo a “cambiare”, non sarà l’ultimo. A sorprendere, in negativo, è stato piuttosto il modo in cui lo ha comunicato. Ha voltato le spalle a chi per anni lo ha sostenuto e non ha avuto nemmeno il coraggio o la voglia di avvisare della sua scelta. I dirigenti dell’ASF hanno saputo del cambio di casacca come tutti, dai social».

Forma sbagliata ma anche poca riconoscenza.
«In questo senso non c’è troppo da sorprendersi. Il ragazzo ha fatto quello che ha ritenuto giusto per la sua carriera. Probabilmente consigliato dalla famiglia e dal procuratore. Che poi abbia fatto bene è un altro discorso».

Una volta i giovani di casa nostra cambiavano per andare in selezioni più forti, così da poter avere la possibilità di vincere qualcosa. La Bosnia, con il massimo rispetto, non sembra aver davanti a sé anni eccellenti.
«Ha buoni giocatori, ma non è meglio della Svizzera. Kospo, che ho avuto l’occasione di seguire anche dal vivo a Mendrisio e che è davvero un ottimo prospetto, ha scelto pensando ad altro. Per favore che non si parli di amore per una maglia o di senso di appartenenza: a far la differenza sono stati i soldi».

Ma in Nazionale non si guadagna.
«Non direttamente. Ma se hai il posto fisso in una selezione, quando sei sul mercato il tuo valore è maggiore. Hai uno “status” diverso. Probabilmente, ma è una mia supposizione, il ragazzo ha ritenuto che ritagliarsi uno spazio importante con la Bosnia fosse più semplice che farlo nel gruppo rossocrociato». 

Mandando in fumo i progetti dell’ASF.
«L’Associazione Svizzera di Football è una delle migliori in Europa per quel che riguarda lo sviluppo dei giovani. Kospo, come tutti i prospetti migliori, è stato seguito, coccolato… per lui sono stati spesi bei soldi».

Si può dare una cifra?
«No, è difficile. Però tenete conto che i ragazzi vengono aiutati in ogni aspetto della loro vita, a partire dalla scuola. E poi, per quel che riguarda il calcio, vengono affiancati dai tecnici migliori, hanno strutture attrezzate… nulla è insomma lasciato al caso. Per questo quando, alla fine del percorso, uno decide di andare via, non si può certo essere felici».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
Naviga su tio.ch senza pubblicità Prova TioABO per 7 giorni.
NOTIZIE PIÙ LETTE