Come sta l'ACB? Ce lo dice il capitano


Chiacchierata a tutto campo con il capitano del Bellinzona Dragan Mihajlovic: «Posso assicurare che la nuova proprietà punta tanto sul pubblico come elemento in più per fare la differenza»
«Marchesano vuole tornare, ma evidentemente ci sono diversi aspetti che devono incastrarsi visto che lui è sotto contratto con un'altra società».
Chiacchierata a tutto campo con il capitano del Bellinzona Dragan Mihajlovic: «Posso assicurare che la nuova proprietà punta tanto sul pubblico come elemento in più per fare la differenza»
«Marchesano vuole tornare, ma evidentemente ci sono diversi aspetti che devono incastrarsi visto che lui è sotto contratto con un'altra società».
BELLINZONA - Il Bellinzona - in campo stasera ad Aarau - ha vissuto queste ultime settimane sulle montagne russe. Prima il tanto chiacchierato cambio di proprietà, poi il difficile inizio di stagione (nella fattispecie il secco 5-1 contro lo Xamax), passando per un mercato che alla fine ha portato all'ombra dei Castelli comunque dei giocatori importanti come Sadiku e Vogt. In attesa, chissà, di ulteriori botti.
Insomma, non ci si annoia mai nella Capitale. Uno dei pilastri di questo ACB, oltre che una certezza, resta capitan Dragan Mihajlovic: «Io credo che in questo momento la parola più adatta alla situazione è: calma. Tutto l'ambiente deve rimanere calmo... Siamo partiti tardi a livello di programmazione e questo aspetto sta influenzando il nostro inizio di campionato. Il club è stato venduto soltanto poche settimane fa e per forza di cose la tabella di marcia ha purtroppo subito dei rallentamenti. C'è stata una rosa quasi completamente da rifondare, ci siamo trovati in una situazione nella quale un po' tutti siamo dovuti ripartire da zero».
È quindi soltanto una questione di tempo?
«Quello che ci manca adesso è proprio il tempo, perché noi giocatori ci stiamo ancora conoscendo. Penso che la pausa nazionale di inizio settembre potrà aiutarci. Le aspettative, a giusta ragione, sono sempre alte fra i tifosi ma a volte bisogna anche riflettere su ciò che sta dietro».
Facendo un passo indietro, hai temuto che la nuova proprietà non puntasse più su di te?
«No, ho vissuto serenamente quel periodo. Sia con la vecchia proprietà che in seguito con quella nuova eravamo sempre convinti di continuare insieme. E alla fine è stato proprio così...».
Tornando al presente, che Sadiku hai ritrovato?
«Posso dire di aver contribuito a riportarlo in Ticino, sono stato io a fare il suo nome. Eravamo già stati compagni di squadra e mi ha lasciato un grande ricordo, è un bomber del quale avevamo bisogno. Ho assicurato alla proprietà che con lui saremmo andati sul sicuro e credo che la mia opinione abbia influenzato la loro scelta. Non è facile trovare giocatori che ti diano un contributo garantito e che rientrino nei parametri economici del club. Con Armando penso che siamo andati sul sicuro: aveva molta voglia di rientrare in Ticino».
...e Marchesano? Tornerà all'ovile?
«Io e Antonio siamo grandi amici d'infanzia, ci sentiamo spesso. Gli dico sempre di tornare e che a Bellinzona lo aspettiamo. Quando parliamo ricordiamo spesso i bei tempi passati con l'ACB. Vi posso dire che a lui piacerebbe tornare, ma evidentemente ci sono diversi aspetti che devono incastrarsi dato che attualmente è sotto contratto con un'altra società».
Che tipo è Juan Carlos Trujillo?
«È schietto, va subito al nocciolo della questione e non è uno da giri di parole. Ma è anche un tipo generoso da quel che ho potuto percepire in questi primi giorni. Sa quello che vuole ottenere ed è disposto a delegare. È chiaro che si aspetta dei risultati, ma questo è solo positivo. L'entrata in spogliatoio dopo il 5-1 con lo Xamax? Fa parte del gioco, non la vedo come una cosa particolare, nella mia carriera ne ho viste di tutti i colori, passando da Renzetti ad altri presidenti più tranquilli. Il proprietario dopo una sconfitta del genere è giusto che si faccia sentire e trovo che abbia fatto bene a entrare in spogliatoio. Ci ha fatto capire che lo standard del Bellinzona dev'essere tutt'altro e già con lo Stade Losanna si è vista qualche prima risposta».
Con questa proprietà vedi possibile un riavvicinamento fra i tifosi e l'ACB?
«Ho parlato con coloro che si occupano dei social media, i quali mi dicevano che svolgono un lavoro che l'anno scorso non veniva fatto. A livello di marketing si sta cercando di trovare dei collegamenti con il territorio, stanno portando avanti un discorso importante anche a livello di sponsorizzazioni e di settore giovanile.Tutti questi sono aspetti che in un mese la nuova proprietà non può conoscere, hanno bisogno di tempo per capire come funzionano qui le cose a livello di regolamenti. I tifosi si augurano che ci sia un riavvicinamento fra le parti, senza tutti quei problemi degli anni scorsi. Ci tengono che venga trovato un equilibrio utile a portare in alto il nome del Bellinzona, vogliono una squadra che lotti sempre per vincere. Non da ultimo, posso assicurare che la nuova proprietà punta tanto sul pubblico come elemento in più per fare la differenza».
Negli ultimi giorni il tema dei social è tornato d'attualità, con Mattia Croci-Torti che è stato minacciato per via delle scommesse e la moglie di Steffen anche lei vittima di insulti. E tu, hai già vissuto esperienze di questo genere?
«Quando giocavo all'estero era più comune, mi era capitato di ricevere dei messaggi che poi personalmente cancellavo subito dopo averli segnalati alla società. Agli insulti per errori sul campo, invece, non ci faccio nemmeno più caso, io leggo molto poco, uso pochissimo i social. Sono vecchio stampo e sono contento così. Purtroppo c'è gente che si nasconde dietro agli schermi per insultarti, si tratta di persone che non hanno il carattere per venire a dirti in faccia quel che pensano. È assurdo poi che sia stato coinvolto il figlio di Renato... In questo caso bisognerebbe risalire all'autore del gesto e punirlo, perché con lo sport queste cose non c'entrano proprio niente».











