«Non avevo una data di scadenza, ma era un paio d'anni che mi preparavo»


L'ex centrocampista del Lugano Mario Piccinocchi ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo: «Il mio periodo in Ticino? Sono stati quattro anni stupendi».
Oltre a Lugano e Alcione, Piccinocchi nella sua carriera ha giocato per Vicenza, Ascoli e Seregno.
L'ex centrocampista del Lugano Mario Piccinocchi ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo: «Il mio periodo in Ticino? Sono stati quattro anni stupendi».
Oltre a Lugano e Alcione, Piccinocchi nella sua carriera ha giocato per Vicenza, Ascoli e Seregno.
MILANO - Lugano ha un grande ricordo di lui e lui ha un grande ricordo di Lugano. Proprio sulle rive del Ceresio Mario Piccinocchi ha trascorso gli anni migliori della sua carriera, arrivando perfino a disputare l’Europa League. È notizia di questi giorni che, a soli 30 anni, il centrocampista italiano ha deciso di appendere le scarpette al chiodo per entrare nello staff tecnico dell’Alcione Milano, squadra di cui era capitano e con la quale nella stagione 2023/24 ha ottenuto la promozione in Serie C. Vestirà i panni di collaboratore tecnico dell’allenatore Giovanni Cusatis.
«Ho sempre avuto chiaro in testa che un giorno avrei voluto fare l'allenatore – ci ha detto Piccinocchi, in Ticino fra il 2015 e il 2019 – Era già un paio d'anni che mi preparavo per questa nuova avventura. Non avevo una data di scadenza e non avevo un'idea precisa di quando avrei smesso. Ma dal momento in cui è arrivata questa opportunità, con l'Alcione, squadra del mio cuore, ho riflettuto a fondo».
Cosa ti ha convinto in particolar modo?
«Come giocatore ero stato informato sul fatto che non mi avrebbero confermato. Allo stesso tempo, però, mi hanno proposto di rimanere in società iniziando questo percorso insieme al Mister e al direttore sportivo. Prima di accettare mi sono guardato attorno se ci fossero delle opportunità per continuare a fare il calciatore, ma non è arrivato praticamente nulla, anche perché siamo in un periodo in cui il mercato non è ancora entrato nel vivo».
Quale sarà il tuo ruolo nello specifico?
«Oltre al collaboratore tecnico, darò una mano al settore giovanile. Sarò comunque a disposizione un po' di tutti, in modo che anch'io potrò capire bene cosa mi piace fare di più».
È stato un lungo viaggio, cominciato ammirando i campioni del Milan. Cosa ti ha lasciato il calcio?
«Proprio in questi giorni, una volta presa la decisione definitiva, ho avuto modo di pensarci molto. Ammetto che interiormente sento davvero un senso di grande pace poiché ho dato veramente tutto quello che potevo dare. Ho conosciuto gente fantastica, ho visitato posti che senza il calcio non avrei mai visitato. E poi mi sono fatto un sacco di amici. Peccato per il mio fisico, che non sempre mi ha sorretto mettendomi spesso il bastone fra le ruote. Ma, malgrado ciò, sono sempre riuscito a tornare e per questo non ho rimpianti. Certamente ero partito con delle aspettative diverse, perché trovandoti nel settore giovanile del Milan non puoi non partire con delle aspirazioni importanti, sognando anche un po'. Ciò che conta comunque è che mi sia divertito, mettendoci grande passione in quello che facevo».
E il capitolo Lugano? Cosa ti è rimasto dell'esperienza bianconera?
«Grande affetto, proprio in questi giorni mi hanno invitato a seguire un allenamento del Lugano. Ho sentito anche il Crus che mi ha fatto un grande in bocca al lupo per la mia nuova avventura. Lo scorso maggio sono andato a vedere la partita con il Basilea, purtroppo quella che abbiamo perso 5-2. Sono molto legato all'ambiente, ho ancora tanti amici a Lugano. Sono stati quattro anni stupendi. Non vedo l'ora di scoprire come sarà l'atmosfera nel nuovo stadio».
Che ambizioni hai da allenatore?
«Ora davvero non mi pongo obiettivi. Voglio vedere come sarà, scoprire tante cose nuove, poi vedremo dove mi porterà il percorso. Non nego certo che mi piacerebbe un giorno arrivare ad allenare una squadra importante. Ma sono giovane e ho tempo...».

