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«Inzaghi, l’Inter sapeva già tutto: cadrà in piedi»

«Cifra che si fa anche fatica a comprendere»
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«Inzaghi, l’Inter sapeva già tutto: cadrà in piedi»
«Cifra che si fa anche fatica a comprendere»
«Il PSG ha soldi a palate ma ha smesso di collezionare figurine».
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MILANO - Una è decollata, salendo in paradiso, l’altra è precipitata, ritrovandosi all’inferno. Una centrifuga durata 90’ ha ridisegnato il presente e forse il futuro di PSG e Inter. Battuti di misura dal super Manchester City, i nerazzurri uscirono dalla finale di Champions League del 2023 con più certezze che dubbi. Si sentivano vicinissimi alla miglior squadra d’Europa. La sconfitta contro i parigini li ha invece fatti finire in fondo a un pozzo. Increduli, spaesati e… senza guida. 

«Simone Inzaghi ha ceduto alla corte dell’Al-Hilal - ha spiegato Arno Rossini - E questo è un motivo in più, per l’Inter, per voltare pagina».

Va in Arabia Saudita, cambia vita, oltre che campionato.
«Credo che una buona offerta europea l’avrebbe rifiutata: in un top-club d’altronde già lavorava. Ha scelto un calcio meno stressante? Ha scelto i soldi, non prendiamoci in giro: 50 milioni in due anni, o quello che poi guadagnerà. Ma ci rendiamo conto? È una cifra che si fa anche fatica a comprendere». 

È rimasta l’Inter. Che avrà un nuovo allenatore.
«Ho idea che in società sapessero già tutto e che, quindi, alla fine cadranno in piedi».

Potrebbe arrivare Fabregas.
«In finale di Champions i nerazzurri hanno preso una legnata incredibile, che di certo ha minato le loro certezze. Perdere in quel modo ti fa infatti dubitare del tuo valore. Il primo pensiero, dopo una batosta del genere, è che tutto sia sbagliato. Tutto sia da rifare. Si deve invece avere equilibrio. La delusione ci metterà un po’ a passare; il mondo Inter, e penso anche ai tifosi, deve però far partire tutti i propri pensieri da un presupposto: arrivare fino in fondo a quel torneo è un risultato importantissimo. È la prova che in quanto fatto c’è molto di buono. Tenendo poi conto del fatto che le finali sono state due in tre anni... Non è insomma tutto sbagliato».

Niente rivoluzione dunque?
«No, anche se in molti la invocano. Certo, però, in queste settimane la dirigenza avrà molto lavoro da fare. Dovrà assecondare il nuovo allenatore, che un paio di acquisti mirati li chiederà, e dovrà comunque svecchiare una rosa nella quale tanti elementi sono over-30 e più di uno, e mi vengono in mente Acerbi, Arnautovic, Mkhitaryan e Sommer, va addirittura per gli “anta”. I soldi della Champions, che permetteranno al club di muoversi bene sul mercato, andranno investiti su giovani, di prospettiva e affamati. Con lo zoccolo duro e quelli a Milano potranno muoversi sulla strada verso il successo. Che comincia in ogni caso sempre dalla lettera “P” di pazienza».

Quella che, stranamente, hanno avuto a Parigi, dove ora festeggiano.
«Hanno puntato su tanti giovani, forti ma sempre giovani, e su un allenatore che ha un progetto. Hanno rischiato di non passare il primo turno di coppa ma sono poi cresciuti con il tempo». 

Se non commetterà errori, l’Inter potrebbe uscire rafforzata dalla scoppola della finalissima. Il PSG invece non rischia di montarsi la testa?
«A Parigi hanno soldi a palate e finalmente, lo dico per loro, una società che guarda in prospettiva. Devono tenere Donnarumma, un portiere eccezionale che con le sue parate ha portato la squadra in finale, anche se poi nell’ultima partita al suo posto avrebbe potuto pure giocare un turista preso a caso sotto la Tour Eiffel, e continuare a dare priorità al gruppo invece che pensare a collezionare figurine. Ma dopo tanti anni buttati a causa degli errori fatti, hanno capito come si fa». 

Vista l’età media dell’undici titolare, il PSG rischia di diventare dominante come il Barcellona di Messi?
«Mi dispiace per i rivali ma credo davvero che, se non ci sarà un terremoto, per i prossimi 5-10 anni andrà sempre indicato come possibile, se non probabile, finalista. Le premesse ci sono tutte».

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