Orgogliosi per la coppa, ma la strada è lunga


Roman Hangarter: «È difficile prevedere fin dove un giovane potrà arrivare»
«Chi riesce ad arrivare? Gli aspetti di cui tener conto sono tanti: il fisico, il mentale, la scuola… anche la fortuna».
Roman Hangarter: «È difficile prevedere fin dove un giovane potrà arrivare»
«Chi riesce ad arrivare? Gli aspetti di cui tener conto sono tanti: il fisico, il mentale, la scuola… anche la fortuna».
LUGANO - L’obiettivo di un Settore giovanile di una società di calcio è quello di formare i ragazzi, farli crescere e portarli in Prima squadra. I risultati non sono mai oggetto di discussione. Certo però, quando ci sono, se arrivano nel pieno rispetto della filosofia di un club… tanto meglio. Sono la prova che la strada intrapresa è quella giusta. E in quest’ottica va visto il successo del Team Ticino Sottoceneri di mister Montorfano, che ha vinto la Coppa Svizzera U15. Superati Losanna e Winterthur e, nella finalissima, il favorito Basilea, i giovani bianconeri hanno interrotto un digiuno “ticinese” che durava da vent’anni.
«Questa vittoria è per noi motivo di grande soddisfazione - ci ha spiegato Roman Hangarter, responsabile tecnico del Team Ticino - È un premio per i ragazzi e dimostra che si sta lavorando bene, senza lasciare nulla al caso. La U15, poi, è la prima delle squadre che abbiamo formato puntando su idee nuove, su nuovi concetti. Abbiamo scelto i giovani in base al ruolo e abbiamo dato grandissima importanza alla tecnica e alla formazione individuale. Per questo ai nostri tesserati abbiamo affiancato professionisti come Gerndt, Maccoppi o Basic, tutti impegnati a curare la zona del campo dove hanno giocato per tutta la carriera. Il trofeo conquistato è poi una bella spinta per tutto l’ambiente: vincendo, i nostri sono diventati un esempio. Hanno dimostrato che con il giusto impegno anche i traguardi all’apparenza più lontani possono essere raggiunti».
Nel Team Ticino si stanno coltivando tanti campioncini del futuro. «Andiamoci piano: è difficile prevedere fin dove un giovane potrà arrivare. Le accademie sono infatti un po’ delle piramidi: partono in tanti, arrivano in pochissimi. Il nostro compito, oltre a quello di supportare i ragazzi, è quello di far capir loro, e alle famiglie, che non tutti finiranno in Prima squadra. Certezze non ce ne sono. Pure per quel che riguarda la U15 che ha appena festeggiato, adesso non si può dire se qualcuno riuscirà davvero a fare il calciatore. Gli aspetti di cui tener conto sono tanti: il fisico, il mentale, la scuola… anche la fortuna. Se, per esempio, sei bravo ma nel tuo ruolo la concorrenza è grande, le possibilità che tu possa “arrivare” sono minori. Alle famiglie dico sempre, scherzando, che il massimo sarebbe avere un figlio mancino che gioca esterno basso…».


