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TENNIS

«Djokovic? Non mi sentivo particolarmente a mio agio...»

Andy Murray si è espresso in merito all'esperienza da allenatore avuta con il campione serbo: «Quando lavori con un giocatore del calibro di Nole, se da un lato emergono i tuoi punti di forza, dall'altro vengono fuori pure i tuoi punti deboli in qualità di coach».
Imago, archivio
«Djokovic? Non mi sentivo particolarmente a mio agio...»
Andy Murray si è espresso in merito all'esperienza da allenatore avuta con il campione serbo: «Quando lavori con un giocatore del calibro di Nole, se da un lato emergono i tuoi punti di forza, dall'altro vengono fuori pure i tuoi punti deboli in qualità di coach».
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LONDRA - La collaborazione tra Andy Murray e Novak Djokovic è stata oggettivamente deludente, tanto da interrompersi già a metà 2025. Le aspettative erano indubbiamente diverse e c'era grande curiosità nei confronti di questo sodalizio, sia perché era la prima esperienza del britannico nella veste di coach dopo il ritiro, sia perché Nole era a caccia di nuovi stimoli dopo aver "completato" il tennis grazie all'oro olimpico.

La collaborazione però non ha portato i frutti sperati, così il serbo ha deciso di proseguire per la sua strada, separandosi da quello che per anni è stato uno dei suoi più grandi rivali. Nonostante ciò, Murray è stato estremamente lucido nell'analizzare l'addio da Djokovic, ammettendo i propri limiti quando gli è stato chiesto cosa non abbia funzionato. «Quando lavori con un giocatore del livello di Djokovic, se da un lato emergono i tuoi punti di forza, dall'altro vengono fuori pure i tuoi punti deboli in qualità di coach», ha analizzato proprio Murray al canale YouTube "The Tennis Mentor". «Mi sento di dire che la maggior parte degli ex tennisti abbia come punto debole l'aspetto tecnico. E Novak spesso si aspettava dei feedback da questo punto di vista. Devo ammettere che non mi sentivo particolarmente a mio agio sotto questo aspetto. A mio avviso gli allenatori che lavorano con i più giovani sono più abituati a questo tipo di allenamento, anzi sono persino migliori rispetto a tanti allenatori presenti nel circuito. In ottica futura mi piacerebbe imparare da loro. Carriera da coach? Mi piacerebbe lavorare con un ragazzo giovane e cercare di formarlo fin da piccolo. Potrei provare con uno dei ragazzi britannici, se lo desiderano».


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COMMENTI
 

bobifurgo 2 mesi fa su tio
Intelligente, pragmatico, bravo e onesto. Grande sportivo👍🥳

pardo54 2 mesi fa su tio
Risposta a bobifurgo
Concordo. Conosco diversi maestri di tennis che lavorano con i giovani e sono MOLTO didattici e prestano molta cura agli aspetti tecnici. Murray ha ragione, i grandi ex top ten che intraprendono la strada di coach devono farsi le ossa nel captare i fondamentali.
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