«Casi identici trattati diversamente, è impossibile da capire»

Simona Halep, dopo il caso che ha coinvolto Iga Swiatek, critica pesantemente l'operato dell'ITIA
«Io ho perso due anni della mia carriera, ho perso molte notti in cui non riuscivo a dormire, pensieri, ansia, domande senza risposta... Ma la mia anima è rimasta pulita e alla fine ho avuto giustizia».
COSTANZA - Simona Halep non ci sta e si sfoga sui social. La tennista rumena, squalificata nel 2022 dall'ITIA per essere risultata positiva al roxadustat, ha sollevato dubbi e interrogativi dopo la notizia del caso doping che ha coinvolto Iga Swiatek, numero 2 al mondo.
Se con la Swiatek sono stati “morbidi” accogliendo la tesi della difesa (contaminazione involontaria e 1 mese di stop), con la Halep avevano usato la mano pesante sentenziando 4 anni di squalifica, poi ridotti a 9 mesi dopo l'appello al Tas. Anche nel suo caso il roxadustat era stato assunto involontariamente.
«Sono seduta e cerco di capire: perché c'è una differenza così grande nel trattamento e nel giudizio? - si è chiesta la Halep, che in bacheca ha due Slam - Non riesco a trovare e non credo che possa esserci una risposta logica. Può essere solo cattiva volontà da parte dell'ITIA, l'organizzazione che ha fatto assolutamente di tutto per distruggermi nonostante le prove».
«È davvero impossibile per me capire una cosa del genere - ha aggiunto la rumena - Com'è possibile che in casi identici verificatisi più o meno nello stesso periodo l'ITIA abbia adottato approcci completamente diversi? Ho perso due anni della mia carriera, ho perso molte notti in cui non riuscivo a dormire, pensieri, ansia, domande senza risposta... ma alla fine ho avuto giustizia. Si è scoperto che era una contaminazione e che il passaporto biologico era una pura invenzione. La mia anima è rimasta pulita! Mi sento delusa, mi sento arrabbiata, mi sento frustrata, ma non mi sento in torto nemmeno adesso».
Disparità di trattamento che alcuni avevano evocato anche riguardo al caso Sinner, con l’altoatesino “scagionato” al 100% dall’International Tennis Integrity Agency (ITIA). In seguito la Wada, come noto, ha invece presentato ricorso contro l'assoluzione del numero 1 al mondo nella vicenda Clostebol.