L'industria dell'oro elvetica è preoccupata per i dazi

L'impatto avuto dal metallo prezioso sulla bilancia commerciale all'inizio del 2025 è dovuto a fattori eccezionali, spiega l'ASFCMP
ZURIGO - L'Associazione svizzera dei produttori e commercianti di metalli preziosi (ASFCMP) è preoccupata per la decisione degli Stati Uniti di imporre dazi del 39% sulle importazioni di lingotti d'oro.
«Siamo particolarmente inquieti per le implicazioni delle tariffe doganali sul settore aurifero e sullo scambio fisico di oro con gli Stati Uniti, partner storico e di lunga data della Svizzera», afferma Christoph Wild, presidente della ASFCMP, citato in un comunicato odierno.
L'organizzazione sta collaborando attivamente con tutte le parti interessate, comprese le autorità elvetiche, la London Bullion Market Association (LBMA), il World Gold Council (WGC) e le principali entità statunitensi. «È importante sottolineare che, sebbene il mercato statunitense sia significativo per l'industria svizzera dei metalli preziosi, quest'ultima è attiva a livello mondiale e non dipende da quel singolo mercato», si legge nella nota.
L'ASFCMP riconosce l'impatto a breve termine che l'oro ha avuto sulla bilancia commerciale all'inizio del 2025: a suo avviso si è però trattato di una situazione eccezionale creata dalla reazione dei mercati statunitensi all'incertezza sui dazi imminenti e alla situazione geopolitica globale.
«L'imposizione di barriere doganali su questi prodotti in oro fuso rende economicamente non redditizio esportarli negli Stati Uniti, eliminando così qualsiasi futuro deficit commerciale derivante dalle esportazioni di oro», prosegue l'organismo. Lo dimostra il fatto che la situazione si sia immediatamente invertita in aprile, viene fatto notare.
Fondata nel 1978, l'ASFCMP comprende 15 aziende che lavorano e commerciano metalli preziosi.