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GUERRA COMMERCIALE

I lingotti d'oro rovinano l'accordo con Donald Trump

Le esportazioni del metallo prezioso verso gli Stati Uniti pare siano la causa del deficit commerciale: le cifre sono da record
Deposit Photos
Fonte Sonntagszeitung
I lingotti d'oro rovinano l'accordo con Donald Trump
Le esportazioni del metallo prezioso verso gli Stati Uniti pare siano la causa del deficit commerciale: le cifre sono da record

ZURIGO - Dazi punitivi al 39% sulle importazioni dalla Svizzera. Giustificati dall'amministrazione Trump dal saldo negativo pari a 38,5 miliardi di franchi nel 2024. Quel che non è chiaro, tuttavia, è se il presidente degli Stati Uniti sia a conoscenza di uno dei motivi principali dell'aumento di deficit. Ossia le forniture di oro dalla Svizzera agli Stati che attualmente sta battendo ogni record. Donald Trump ama infatti l’oro più di ogni altra cosa: a Las Vegas possiede un hotel con una facciata dorata, all’ingresso della Trump Tower di New York tutto è dorato, con una “Gold Card” il presidente statunitense vuole attirare ricchi stranieri negli Stati Uniti, e si dice che possieda anche un notevole numero di lingotti d’oro. Ma proprio nella guerra commerciale con la Svizzera sembra non avere orecchie per il metallo prezioso.

Secondo i dati provvisori riportati questa mattina sulle pagine della Sonntagszeitung, nel primo semestre del 2025 la Svizzera ha esportato verso gli Stati Uniti circa 500 tonnellate di oro per un valore di 38 miliardi di franchi. Mai così tanto, secondo la banca dati doganale della Conferedazione. La somma, come si può desumere, corrisponde più o meno all'intero deficit commerciale dell'anno scorso.

Tra l'altro - viene ricordato nell'articolo - le esportazioni del metallo prezioso sono aumentate proprio a seguito delle elezioni presidenziali dello scorso novembre. I grandi investitori temono infatti dazi all'importazione sull'oro ed è per questo che hanno giocato d'anticipo importandone in grandi quantità. A ciò si aggiunge l'insicurezza geopolitica generale.

I lingotti sono per lo più provenienti da Londra. Scambiati normalmente a 400 once, cioè 12,4 chilogrammi devono essere rifusi per ottenere gli standard degli Stati Uniti, ossia lingotti da 100 once o da 1 chilogrammo. Ed è qui che entra in scena la Svizzera: tra le maggiori raffinerie d'oro al mondo figurano Metalor Neuchâtel, Argor-Heraeus, MKS Pamp e Valcambi in Ticino. Le stime dicono che detengano tra il 40 e il 60% della capacità ufficiale di raffinazione.

Tra le altre preoccupazioni, dunque, c'è quella che vi possano essere conseguenze considerevoli. «Anche l’esportazione di oro è responsabile del deficit commerciale degli Stati Uniti nei confronti della Svizzera», ha dichiarato al domenicale il consigliere nazionale FDP Hans-Peter Portmann. E ciò lo disturba: «Non può essere che per colpa di un settore soffra tutta l’economia svizzera». Chiede quindi misure sulle operazioni di transito delle raffinerie di metalli preziosi. Togliere l'oro dalla bilancia commerciale sarebbe la soluzione migliore.

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