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SVIZZERA

Trasferimenti istantanei a basso costo, anche nei weekend. È il fenomeno stablecoin

Le "criptovalute stabili" sono un pericolo o una benedizione per il nostro sistema finanziario? L'esperto: «Consentono trasferimenti rapidissimi, ma le preoccupazioni non sono infondate»
IMAGO/Wolfilser
Alcune stablecoin sono ancorate al franco svizzero.
Fonte 20min
Trasferimenti istantanei a basso costo, anche nei weekend. È il fenomeno stablecoin
Le "criptovalute stabili" sono un pericolo o una benedizione per il nostro sistema finanziario? L'esperto: «Consentono trasferimenti rapidissimi, ma le preoccupazioni non sono infondate»

ZURIGO - «Trasferimenti rapidissimi e a basso costo in qualsiasi momento, anche nei fine settimana», ecco perché - ma non solo - le stablecoin sono oggi di tendenza più che mai. Ne è convinto Adrian Fritz, responsabile globale della ricerca presso la società svizzera di fintech 21Shares.

Ma è bene fare chiarezza, con una piccola premessa. «Le stablecoin sono tra le evoluzioni più importanti nel settore dei valori patrimoniali crittografici», spiega Postfinance sul proprio portale dedicato agli investimenti, aggiungendo che oggi sono così popolari «grazie al loro obiettivo di fornire una valuta digitale stabile con un valore relativamente costante», riducendo «così il rischio di fluttuazioni dei prezzi nelle applicazioni basate su blockchain».

Tanto che Paypal e Visa le usano quotidianamente e i privati le utilizzano come protezione dall'inflazione. Non mancano però le perplessità: grandi fornitori di servizi finanziari come J.P. Morgan e Bank of America mettono in guardia, tanto che a esse si associa la possibilità di un'eventuale prossima grande crisi finanziaria. Cerchiamo quindi di capirne di più con l'esperto.

Signor Fritz, le stablecoin sono per lo più ancorate a valute tradizionali. Questo non è in contraddizione con l'idea che si ha delle criptovalute, cioè quello di emanciparsi dalle valute?
«L'idea originaria di molte criptovalute era in effetti quella di creare un sistema indipendente dalla politica monetaria, come Bitcoin. Tuttavia, cripto e blockchain non rappresentano solo una nuova valuta, ma un'infrastruttura finanziaria di Internet. Si tratta del modo in cui trasferiamo, conserviamo e scambiamo valore».

Nella vita di tutti i giorni si percepisce poco la presenza delle stablecoin. Cosa hanno cambiato?
«Permettono transazioni istantanee tramite blockchain, senza intermediari. Allo stesso tempo, su questa infrastruttura nascono nuove applicazioni: mercati finanziari decentralizzati, asset tokenizzati, identità digitali o nuove forme di proprietà e organizzazione. Le stablecoin, quindi, non sono in contrasto con la filosofia cripto, ma la mettono in pratica in modo pragmatico e adatto alla vita quotidiana».

Esistono anche stablecoin garantite dal franco svizzero?
«Sì, ad esempio Centi Franc (CCHF), Sygnum (DCHF) e Frankencoin (ZCHF). Tuttavia, sono piuttosto limitate per volume e utilizzo».

Perché?
«La rigida regolamentazione rende difficile l'ingresso nel mercato, il franco è la valuta di un piccolo spazio economico e il mercato è frammentato. Inoltre, la Banca Nazionale Svizzera attualmente promuove piuttosto una CBDC wholesale (una valuta digitale della banca centrale per banche e istituzioni finanziarie), invece di sostenere attivamente l'innovazione delle stablecoin private per i pagamenti al dettaglio, come avviene invece in parte negli Stati Uniti».

Anche aziende come Paypal, Visa e Stripe utilizzano le stablecoin. Per quale scopo?
«Principalmente per pagamenti più efficienti, ad esempio per transazioni internazionali. Le stablecoin consentono trasferimenti rapidissimi e a basso costo in qualsiasi momento, anche nei fine settimana, senza dover dipendere dalle tradizionali banche corrispondenti».

6Cosa offrono le stablecoin ai fornitori di servizi di pagamento?
«Costi di regolamento inferiori, tempi di settlement più brevi e maggiore trasparenza. Visa sta testando transazioni con USDC, Stripe offre pagamenti in stablecoin per i freelance. Paypal ha addirittura lanciato la propria stablecoin, PYUSD, per trasferire parte della propria infrastruttura sulla blockchain. Qui non si tratta delle cripto come oggetto di speculazione, ma della blockchain come nuova infrastruttura di pagamento».

J.P. Morgan, Citigroup e Bank of America hanno espresso perplessità.
«La preoccupazione non è infondata. Le stablecoin e le cosiddette piattaforme Defi, utilizzate nella finanza decentralizzata, hanno dimostrato che è possibile offrire determinati servizi bancari anche senza intermediari centrali. Questo è un elemento dirompente. Istituzioni come J.P. Morgan, Citi e Bank of America in passato si sono espresse in modo scettico sulle stablecoin, ma tutto lascia intendere che abbiano soprattutto atteso la chiarezza normativa prima di agire attivamente in questo settore».

Donald Trump e il Parlamento degli Stati Uniti hanno approvato a luglio nuove leggi sulle criptovalute, creando così chiarezza.
«Sì, con il "Genius Act", che crea un quadro vincolante per gli emittenti di stablecoin negli Stati Uniti, consentendo alle banche e ad alcune società di emettere proprie stablecoin, a condizione che soddisfino requisiti rigorosi: copertura totale tramite dollari statunitensi o titoli del Tesoro, obblighi regolari di divulgazione e strutture trasparenti. Ora la strada è libera affinché le istituzioni finanziarie non solo tollerino le stablecoin, ma possano contribuire attivamente a plasmarle».

Si sente spesso dire che le stablecoin potrebbero scatenare la prossima crisi finanziaria, ad esempio a causa di una copertura insufficiente. Cosa ne pensa?
«Questa preoccupazione è fondamentalmente legittima, ma non riguarda tutte le stablecoin. Come per i prodotti finanziari tradizionali, tutto dipende dalla struttura. Il caso di TerraUSD ha dimostrato quali rischi possono derivare da stablecoin algoritmiche o scarsamente garantite».

Quando rappresentano un rischio?
«Mancanza di trasparenza, riserve dubbie e carenza di supervisione sono pericolose, soprattutto quando le stablecoin svolgono un ruolo importante nei pagamenti globali. Ma invece di considerare tutte le stablecoin come un rischio, conviene adottare una visione differenziata».

Gli emittenti di stablecoin detengono la maggior parte delle loro riserve in dollari presso le banche. Così non c'è il rischio che, in caso di perdita di fiducia, si verifichi una corsa agli sportelli?
«Sì, il rischio di una corsa agli sportelli esiste in linea di principio, come in ogni sistema basato sulla fiducia nelle riserve coperte. Proprio per questo motivo il dibattito sugli standard regolatori sta diventando sempre più importante. Emittenti affidabili come Circle (USDC) detengono quasi tutte le riserve in titoli del Tesoro statunitense a breve termine e in contanti presso banche sistemicamente meno rischiose. Allo stesso tempo, molti puntano su report di trasparenza giornalieri e audit esterni. La questione di sistema quindi non è se le stablecoin siano sicure, ma come siano strutturate e regolate».



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