Gli Stati Uniti non piacciono più alla Svizzera
La percezione dell'America è peggiorata nell'ultimo anno, tra dazi e protezionismo. Ma i manager elvetici sono contrari a ritorsioni
BERNA - Come si pongono le aziende svizzere nei confronti dell'America di Donald Trump? Stando ai risultati di un sondaggio condotto in maggio dalla ZHAW (Scuola universitaria di scienze applicate di Zurigo), dalla SUPSI (Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana) e dalla Haute École Arc (HE-Arc) su 280 manager, stanno progressivamente prendendo le distanze dagli Stati Uniti e orientandosi economicamente in misura crescente verso il Sud-Est asiatico e l’Unione Europea. È quanto emerge da un sondaggio attuale condotto tra i dirigenti aziendali.
Quasi due terzi dei 280 manager intervistati hanno dichiarato che la loro percezione degli Stati Uniti è peggiorata nell’ultimo anno. Al contrario, il 38% valuta più positivamente l’UE, e la stessa percentuale riguarda il Sud-Est asiatico – con meno del 10% di giudizi negativi, come rivela lo Swiss Managers Survey pubblicato domenica.
Alla base di questo cambiamento di percezione vi sono, tra l’altro, i nuovi dazi statunitensi e una politica commerciale sempre più protezionistica. Le aziende svizzere ne sentono già concretamente gli effetti: circa il 70% ritiene che abbiano un impatto negativo sull’economia nazionale. Di conseguenza, molte imprese puntano ora sulla diversificazione. Un quarto sta valutando di ridurre la dipendenza da software e servizi cloud statunitensi; il 5% ha già compiuto questo passo.
Nonostante lo scetticismo crescente verso gli USA, i manager svizzeri si esprimono chiaramente contro misure protezionistiche di ritorsione. Più della metà degli intervistati si oppone all’introduzione di dazi di risposta.
