«Rabbia e odio narcisistico», così il 17enne sterminò «lucidamente» la sua famiglia


Uccise la famiglia con 108 coltellate: la giudice definisce il 17enne manipolatore e lucido, la difesa ricorre in appello.
Uccise la famiglia con 108 coltellate: la giudice definisce il 17enne manipolatore e lucido, la difesa ricorre in appello.
MILANO - Una strage a colpi di coltello: 108 fendenti sferrati contro i familiari, durante la notte tra il 31 agosto e il primo settembre del 2024. Riccardo è il 17enne che ha sterminato la sua famiglia (padre, madre e fratello di 12 anni) a Paderno Dugnano. Delitto atroce per il quale è stato condannato, a giugno, dal Tribunale per i minori a 20 anni, pena massima prevista dal rito abbreviato.
È invece di oggi la possibilità di conoscere il contenuto delle 51 pagine di motivazioni della condanna. È qui che la giudice descrive l'assassino come «manipolatore», «scaltro» e attratto «dall'ideologia fascista», nazista e «omofoba». E ancora, si apprende che il giovane era «guidato da un pensiero stravagante» e «bizzarro», ovvero «raggiungere l'immortalità attraverso l'eliminazione della propria famiglia».
La sentenza esclude dunque il vizio parziale di mente, accertato dai periti, sostenendo che Riccardo «ha distinto la realtà dall'immaginazione» e «ha lucidamente programmato, attuato, variato secondo il bisogno le proprie azioni, prima, durante e dopo». L'accanimento e la «varietà delle lesioni» inflitte alle vittime, in particolare al fratello e alla madre, sono stati alimentati da «potenti stati emotivi, una grossa dose di rabbia ed odio narcisistici».
La difesa, da parte sua, ha annunciato ricorso in appello, contestando che la giudice non avrebbe riconosciuto la «concreta incidenza e il nesso di causalità che c'è tra la patologia di Riccardo e il reato commesso», nonostante avesse riconosciuto un «disturbo psichiatrico» e la «necessità di cure».