La crisi di Starmer e una vittoria che sa di sconfitta

La Camera dei Comuni approva la riforma del welfare, ma oggi il primo ministro ha subito una rivolta da parte della sua maggioranza
LONDRA - Keir Starmer ha subito la rivolta più ampia all'interno della sua maggioranza laburista a un anno da quando è diventato primo ministro dopo la vittoria nelle elezioni politiche britanniche del 4 luglio 2024.
Non c'è molto da celebrare per il premier che è riuscito a far approvare alla Camera dei Comuni la sua contestatissima riforma del welfare, contenente tagli ai sussidi per disabili e lavoratori in malattia, con 335 voti favorevoli e 260 contrari, ma ben 42 suoi deputati hanno votato un emendamento killer contro la proposta di legge. Si tratta di un duro colpo alla sua immagine e alla sua autorità che arriva nel pieno di una crisi di consensi, confermata dai più recenti sondaggi.
Non solo, Starmer ha dovuto fare una imbarazzante retromarcia sul provvedimento introdotto con l'obiettivo (poi rivisto) di risparmiare 5 miliardi di sterline, tramite una serie di concessioni per fermare la rivolta interna, arrivate anche in extremis dalla ministra del Lavoro Liz Kendall, responsabile del dossier. Rivolta che era arrivata a contare nei giorni scorsi oltre 120 deputati: un numero tale da condannare l'esecutivo a una sconfitta nel voto parlamentare e affossare la proposta di legge.
Il governo ha prima rivisto l'introduzione dei criteri più restrittivi per chi percepisce i sussidi, applicandoli solo ai nuovi richiedenti, per poi arrivare oggi a un disperato rinvio all'entrata in vigore delle modifiche più importanti, in attesa dei risultati di una consultazione. Si è creata in aula una situazione caotica, come sottolineato dai media, e la marcia indietro non ha comunque convinto i parlamentari ribelli, sostenuti dalle associazioni in difesa dei disabili, secondo cui più di 150.000 persone rischiano comunque di finire in una condizione di povertà.
«Esiste una lista infinita di metodi alternativi per raccogliere fondi», ha detto la laburista Rebecca Long-Bailey durante il dibattito ai Comuni, sottolineando che non bisogna colpire le categorie più vulnerabili. E un'altra deputata ribelle, Rachael Maskell, ha parlato di «tagli dickensiani che appartengono a un'altra epoca e a un altro partito» presentando un emendamento per fermare la riforma, poi respinto dai Comuni.
Mentre l'opposizione conservatrice, guidata da Kemi Badenoch, ha votato contro, accusando il governo di aver presentato un provvedimento che non risolve i problemi del sistema di sussidi pubblici, solo nel tentativo di tappare «il buco» nelle finanze lasciato dalla cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves. In effetti la ministra del Tesoro è impegnata a tenere sotto controllo i conti mentre si susseguono da parte dell'esecutivo gli annunci d'incremento della spesa pubblica per la difesa e il riarmo, deterrente nucleare incluso.
Contrari al provvedimento anche i deputati di Reform Uk, il partito trumpiano di Nigel Farage, uno dei motivi di preoccupazione per Starmer. È da mesi in testa nei sondaggi e l'ex tribuno della Brexit, forte anche dei successi elettorali dello scorso maggio, ormai si pone come sfidante del primo ministro nella lunga corsa verso le elezioni politiche del 2029.
La serie di difficoltà che sir Keir sta incontrando, a partire dalle crepe aperte nella sua ampia maggioranza conquistata un anno fa alle urne oltre a quelle sul fronte economico, non possono che rafforzare Farage. Ed è arrivata un'altra notizia allarmante per l'esecutivo: il record di migranti sbarcati sulle coste inglesi nei primi sei mesi dell'anno. Sono stati quasi 20 mila, superando il primato precedente di 13.489 raggiunto nel 2024 quando era premier il conservatore Rishi Sunak.
Questo è accaduto nonostante le misure draconiane promesse da Starmer per arginare l'immigrazione illegale, con tanto di annunci e video sulle espulsioni di migliaia di "clandestini". Gli effetti però non si sono visti, mentre Farage continua a conquistare consensi, invocando il pugno di ferro contro gli sbarchi e pure l'immigrazione legale.