Aumentano i costi nelle mense scolastiche, raccolte 1500 firme

Depositate questo pomeriggio a Bellinzona dal Sindacato Indipendente degli studenti e Apprendisti (SISA)
BELLINZONA - Una delegazione del Sindacato Indipendente degli studenti e Apprendisti (SISA) ha consegnato oggi al Consiglio di Stato e al parlamento del Gran Consiglio della Repubblica e Cantone Ticino la petizione intitolata “Stop all’innalzamento dei costi nelle mescite scolastiche” sottoscritta da 1500 persone, a maggioranza studenti e studentesse.
«Da gennaio 2025 - si legge nella nota diffusa dal SISA - i prezzi dei prodotti offerti nelle mescite hanno subito un aumento diretto, conseguente al taglio di 100’00.-CHF deciso dal Parlamento cantonale sotto indicazione del Consiglio di Stato. Un rincaro che, seppur apparentemente marginale, rappresenta l’ennesima misura di austerità scaturita dal cosiddetto decreto Morisoli che si aggiunge a una lunga serie di attacchi contro la scuola e la formazione pubblica: riduzione dei sussidi per i trasporti, esplosione dei premi di cassa malati, minaccia di un taglio di 460 milioni di franchi all’università e alla ricerca».
Per il SISA, «il governo sta così erodendo il potere d’acquisto delle giovani generazioni e di pari passo la possibilità delle loro famiglie di sostenerli economicamente. Il Ticino è infatti il cantone con gli stipendi più bassi, mediamente del 20% in meno, rispetto al resto della Svizzera».
E prosegue: «Il taglio alle mescite scolastiche è tanto più vergognoso, poiché va a esercitare pressione fiscale all’unica fascia della popolazione che non recepisce un reddito: gli studenti. Il che, per un governo che elogia la qualità della sua formazione e i suoi sforzi per occuparsi del precariato giovanile, è alquanto contraddittorio. Non dimentichiamo inoltre che studentesse e studenti non hanno alcuna responsabilità della situazione economica in cui versa il Paese».
Nel comunicato diffuso si ritiene inoltre che «garantire pasti accessibili senza sforare i bilanci è possibile, se vi è la volontà politica». «Ora - scrivono - spetta alla politica raccogliere questo grido e tradurlo in atti concreti, restituendo dignità e centralità all’istruzione pubblica».