«Tra welfare paradox e costi fuori controllo, è tempo di una riforma strutturale»

Il sistema sociale ticinese è sotto i riflettori, in una mozione si chiede al Governo un cambiamento
BELLINZONA - Il voto cantonale del 28 settembre segna una svolta per il sistema sociale ticinese. L'approvazione da parte dei cittadini sia dell’iniziativa socialista che limita i premi di cassa malati al 10% del reddito, sia di quella della Lega che ne prevede la deducibilità integrale, apre un interrogativo su come concretamente si possa fare per finanziare le nuove misure. Con una mozione - che sarà depositata nei prossimi giorni e di cui Alain Bühler, Alessandro Mazzoleni e Alessandro Speziali sono i primi firmatari - viene chiesto al Governo un esame critico del sistema sociale ticinese.
«Già prima del voto - si legge nell'atto parlamentare - la spesa sociale cantonale superava il miliardo di franchi annui, collocando il Ticino tra i cantoni con la spesa sociale più elevata in rapporto alla popolazione. La differenza salariale con la Svizzera interna non basta a spiegare queste cifre. Con l’approvazione delle due iniziative sui premi di cassa malati, tale peso finanziario è destinato ad aumentare ulteriormente, aggravando una dinamica che solleva seri interrogativi di sostenibilità, di equità intergenerazionale e di capacità d’investimento».
Il “paradosso del welfare” - «A vent’anni dall’entrata in vigore della LAPS (Legge sull’armonizzazione e il coordinamento delle prestazioni sociali), creata per rendere il sistema più equo e coerente, crescono i dubbi sulla sua efficacia». Secondo i primi firmatari della mozione, «il Ticino mostra i tratti del cosiddetto “welfare paradox”: più un sistema è generoso, più rischia di creare dipendenza dai sussidi, riduzione degli incentivi al lavoro, assistenza trasmessa tra generazioni, e frustrazione tra i contribuenti». Un malessere crescente soprattutto tra i «lavoratori a tempo pieno che portano a casa meno di chi beneficia di più prestazioni sociali contemporaneamente». Un sistema che indurrebbe a «casi di abusi, un aumento dei sussidi di cassa malati, assegni integrativi e aiuti all’infanzia».
Cambiamenti sociali e nuove sfide - Nella loro analisi considerano anche l'evoluzione della società ticinese che «rispetto al 2005, ha conosciuto una trasformazione importante: la maggiore mobilità della popolazione fa sì che l’accesso alle prestazioni sociali riguardi oggi anche persone che si stabiliscono solo recentemente sul territorio. Questa evoluzione, che a suo tempo era marginale, solleva interrogativi sull’equilibrio tra contribuzione e beneficio e sull’impatto complessivo per le finanze cantonali (...). Un sistema che, pur riconosciuto a livello intercantonale come “all’avanguardia”, non tiene più conto di queste trasformazioni rischia di diventare squilibrato: da un lato, genera frustrazione nei contribuenti; dall’altro, mette ulteriormente sotto pressione le finanze pubbliche, che non possono essere risanate unicamente a colpi di aumenti fiscali». In parallelo, «la carenza crescente di manodopera in numerosi settori dell’economia cantonale rende ancora più urgente interrogarsi su un sistema sociale che, invece di promuovere l’attivazione e il reinserimento professionale, rischia di incentivare dinamiche di permanenza passiva nella dipendenza dalle prestazioni».
La richiesta di una riforma strutturale - Alla luce di queste contraddizioni, i deputati Alain Bühler, Alessandro Mazzoleni e Alessandro Speziali chiedono al Consiglio di Stato un’analisi indipendente e approfondita del sistema sociale. L’obiettivo è valutare efficacia, sostenibilità finanziaria, equità nell’accesso, distorsioni e confronto con gli altri Cantoni.
Il gruppo di granconsiglieri invitano quindi il Consiglio di Stato a:
Avviare senza indugio un’analisi approfondita, interdisciplinare e indipendente dell’attuale sistema sociale cantonale, che valuti in maniera sistematica:
- l’efficacia delle singole prestazioni nel raggiungere i loro obiettivi dichiarati;
- l’efficienza nell’utilizzo delle risorse pubbliche e la loro sostenibilità finanziaria a medio e lungo termine;
- l’equità nell’accesso e nella distribuzione dei benefici, anche in rapporto alla durata della residenza e della contribuzione;
- la presenza di eventuali distorsioni, sovrapposizioni, disincentivi al lavoro e abusi;
- il confronto con i sistemi in vigore negli altri Cantoni, al fine di verificare se e in quale misura il modello ticinese risulti più oneroso, meno selettivo o meno orientato alla responsabilizzazione dei beneficiari.
L’analisi dovrà fornire un quadro completo e trasparente, accompagnato da dati quantitativi e qualitativi, idoneo a costituire la base per una revisione legislativa strutturale.
Sulla base dei risultati dell’analisi, presentare al Gran Consiglio, entro un termine definito, una proposta di revisione complessiva della LAPS e delle normative settoriali che regolano le singole prestazioni sociali ad essa annesse. Tale proposta dovrà configurarsi come una riforma strutturale del sistema sociale cantonale, con l’obiettivo di:
- garantire coerenza e coordinamento fra le diverse prestazioni;
- rafforzare i criteri di selettività, equità e proporzionalità;
- incentivare l’attivazione e il reinserimento professionale dei beneficiari idonei;
- responsabilizzare le persone e le famiglie, evitando dinamiche di dipendenza cronica;
- assicurare la sostenibilità finanziaria a lungo termine, tutelando nel contempo chi si trova in reale stato di bisogno.
Vista l’analisi della spesa pubblica in corso (chiesta nell’ambito del Preventivo 2023) tale mozione potrà rappresentare – per razionalizzare i lavori e per coerenza – un pilastro dei lavori in corso.




