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Blacklist dei morosi della cassa malati: prevenzione o stigma? Un dubbio che divide

La politica spaccata a metà sulla decisione di reintrodurre la misura (sospesa dalla pandemia), tacciata come radicale e causa di un decesso nei Grigioni.
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Blacklist dei morosi della cassa malati: prevenzione o stigma? Un dubbio che divide
La politica spaccata a metà sulla decisione di reintrodurre la misura (sospesa dalla pandemia), tacciata come radicale e causa di un decesso nei Grigioni.

BELLINZONA - Era stato un decesso - avvenuto nei Grigioni e legato alla mancanza di cure per una persona affetta da AIDS - a riaccendere i riflettori sulle blacklist dei morosi della cassa malati, uno strumento tanto discusso quanto controverso.

Era il 2018 quando il socialista Ivo Durisch, assieme ad altri cofirmatari, presentò un'iniziativa parlamentare per la sua abolizione. All'epoca erano circa 4'000 i cittadini che non avevano più diritto alle cure d'urgenza, su 18'440 morosi segnalati dalle casse malati.

Attiva in 5 cantoni - A sollevare dubbi era stato anche il Consiglio federale, che salutava con favore la decisione dei Cantoni che avevano deciso di abbandonare lo strumento. In Svizzera sono rimasti solo 5 i Cantoni che se ne avvalgono ancora: Ticino, Lucerna, Zugo, Argovia e Turgovia. Grigioni, San Gallo, Sciaffusa e Soletta hanno invece deciso di abolirla. Gli altri 17 non se ne sono mai avvalsi.

La politica è divisa - Sospesa con il Covid per il periodo della pandemia, la lista dei morosi dell'assicurazione malattia è tornata di recente tema di discussione nella politica cantonale, che deve ora decidere se riattivarla o meno.

Oggi (ma potrebbe slittare a domani) il Gran Consiglio dovrebbe discutere della sua abolizione o reintroduzione. Due i rapporti commissionali. Quello di maggioranza (relatore il liberale radicale Alessandro Cedraschi) chiede la riattivazione di tale strumento ed è siglato da PLR, Centro e UDC.

Il rapporto di maggioranza sostiene il mantenimento delle blacklist, considerate uno strumento utile per responsabilizzare i debitori e contenere i costi a carico della collettività. La misura viene vista come deterrente, confermato dal fatto che circa un terzo delle persone inserite torna a pagare i premi. La blacklist, inoltre, non metterebbe in pericolo i malati cronici. I veri casi di difficoltà economica, secondo la Commissione, devono essere affrontati attraverso i Comuni e le misure sociali, non con l’abolizione di uno strumento che serve a contrastare i morosi per scelta. Pur avendo un costo di gestione di circa centomila franchi all’anno, il beneficio in termini di prevenzione di spese maggiori giustificherebbe il suo mantenimento.

Opposta la visione del rapporto di minoranza - (relatore il deputato socialista Danilo Forini) siglato da PS, Verdi, Lega e Più Donne -, totalmente a favore dello stralcio definitivo delle blacklist. Per loro, la reintroduzione delle blacklist per i morosi delle casse malati «non è una soluzione efficace per affrontare la problematica della morosità, non ha dimostrato nei fatti nessuna efficacia nel controllare il numero di morosi e, al contrario, comporta gravi conseguenze etiche, sociali ed economiche. Il rischio di portare a situazioni incostituzionali è pure molto elevato».

«Aboliamo questa lista punitiva, di proscrizione» - Secondo Durisch, ad oggi le persone che ricadrebbero nella blacklist sono più o meno le stesse che si contavano nel 2018. «Gli assicurati morosi non sono aumentati con la sospensione della lista. Ciò mostra che non fungeva da deterrente. Lo dice il Consiglio federale e tutti quei Cantoni che l'hanno abolita, ritenendo che i benefici economici sono inferiori ai costi amministrativi».

Per Durisch non è possibile giustificare la misura applicandola solo a chi non paga perché non vuole e non a chi non paga perché non può: «Si è già visto, lo ha detto anche il Tribunale federale, che non è una distinzione chiaramente identificabile».

Per lui la soluzione è altrove: «Occorre potenziare gli Uffici intervento sociale dei comuni. Dove questi sono efficaci, queste situazioni si verificano in misura nettamente inferiore. Ciò vuol dire anche che nella maggior parte dei casi i morosi non sono in malafede. Chi la vuole mantenere ha interesse a mantenere lo stigma. Perché è una lista punitiva, di proscrizione».

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