Il Consiglio di Stato boccia le iniziative sulle casse malati: «Si preannuncia una stangata fiscale»


Per il governo ticinese le proposte non risolverebbero il problema dell'aumento dei costi. Anzi, ci sarebbero importanti conseguenze sulle finanze cantonali.
Per il governo ticinese le proposte non risolverebbero il problema dell'aumento dei costi. Anzi, ci sarebbero importanti conseguenze sulle finanze cantonali.
BELLINZONA - Il Consiglio di Stato dice «No» alle due iniziative cantonali sulle casse malati, in votazione il prossimo 28 novembre. Lo ha reso noto oggi nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Orsoline, durante la quale è stata illustrata la posizione del governo. I rappresentanti del Consiglio di Stato si sono poi espressi anche sui due oggetti in votazione a livello federale, invitando la cittadinanza a sostenere il progetto di identità digitale («Id-e») e a respingere l’imposta immobiliare cantonale sulle abitazioni secondarie (abolizione del valore locativo).
«Questa votazione – ha spiegato il presidente del Consiglio di Stato e direttore del Dipartimento delle istituzioni, Norman Gobbi – arriva in un momento delicato per Svizzera e Ticino, con una mentalità dei cittadini sempre più orientata al tornaconto personale. I costi della salute e della cassa malati crescono e il Cantone ha pochi margini di manovra, essendo di competenza federale. Per questo, Consiglio di Stato e Gran Consiglio raccomandano il no a entrambe le iniziative, poiché non risolverebbero i problemi ma, al contrario, aumenterebbero la spesa».
No all'iniziativa «Esplosione premi di cassa malati: ora basta! (Iniziativa per il 10%)» - Un concetto ribadito da Raffaele De Rosa, direttore del Dipartimento della sanità e della socialità (DSS), in riferimento all’iniziativa del PS «Esplosione premi di cassa malati: ora basta! (Iniziativa per il 10%)». «Pur apparendo attraente, l’accettazione della proposta comporterebbe costi insostenibili per le finanze pubbliche, stimati in oltre 300 milioni di franchi l’anno», ha spiegato. «Inevitabili sarebbero le ripercussioni sul sistema RIPAM: la spesa passerebbe dagli attuali 386 a quasi 690 milioni di franchi, con un aumento strutturale e progressivo che metterebbe a rischio l’equilibrio dello Stato».
De Rosa ha sottolineato che «il sistema ticinese è tra i più sociali della Svizzera: già oggi un cittadino su tre riceve un sostegno finanziario, adeguato automaticamente ogni anno all’aumento dei premi di cassa malati». Evidenziando come «dal 2020 al 2025, la spesa cantonale lorda per la riduzione dei premi è cresciuta di oltre 100 milioni di franchi, superando i 420 milioni all’anno, a dimostrazione dell’impegno verso chi è più esposto ai rincari». Secondo il direttore del DSS, dunque, «l’adozione del modello previsto dall’iniziativa metterebbe a rischio un sistema consolidato, provocando un ulteriore aumento della spesa pubblica. Sarebbe necessario reperire nuovi finanziamenti, attraverso tagli a servizi essenziali o aumenti fiscali, con un impatto stimato di circa 20 punti percentuali sul moltiplicatore cantonale. In sostanza, il problema ricadrebbe ancora una volta sui contribuenti, senza risolvere alla radice l’aumento dei premi dell’assicurazione malattia».
«No» all'iniziativa - «Basta spennare il cittadino, cassa malati deducibile integralmente!» - Dopo il direttore del DSS è stata la volta di Christian Vitta, direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE), che ha illustrato l’iniziativa promossa dalla Lega dei Ticinesi «Basta spennare il cittadino, cassa malati deducibile integralmente!». «Le ragioni del "no" sono diverse. La deduzione interessata riguarda non solo l’assicurazione malattia obbligatoria, ma anche le assicurazioni complementari e i premi per l’assicurazione infortuni. Aumentando l’importo di deducibilità, si incentiverebbero modelli assicurativi più costosi, con effetti negativi sul contenimento della spesa sanitaria».
Vitta ha poi aggiunto che «il Ticino, con premi di cassa malati tra i più elevati, concede già attualmente deduzioni fiscali più generose rispetto alla media svizzera». L’impatto finanziario dell’iniziativa comporterebbe circa 100 milioni di franchi in meno di entrate fiscali, suddivisi tra 55 milioni per il Cantone e 44 milioni per i Comuni, con conseguenze dirette sulla cittadinanza sotto forma di aumenti delle imposte o tagli ai servizi e alle prestazioni. «La misura – ha concluso – favorirebbe soprattutto i redditi più elevati, senza un vantaggio reale per il ceto medio».
«No all'abolizione del valore locativo: perdite fino a 100 milioni di franchi» - Infine ha ripreso la parola Gobbi, per commentare i due oggetti federali in votazione. Sul tema dell’abolizione dell’imposta immobiliare cantonale sulle abitazioni secondarie, il governo invita a votare «no». Si stima infatti «perdita di circa 100 milioni di franchi e che potrebbe aumentare il lavoro nero, rendendo non più deducibili fiscalmente i lavori di ristrutturazione». È stato invece sostenuto il progetto sull’identità digitale («Id-e»), considerato «un passo necessario per lo sviluppo digitale del Paese».























































































