Graffito "anti-Israele" cancellato, il Municipio si smarca

L'opera, comparsa su uno stabile di AIL a fine luglio, era stata rapidamente rimossa. L'Esecutivo cittadino risponde a un'interrogazione di Sinistra/Verdi: «Competenza esclusiva dell'azienda». L'arte dà fastidio? «No. Ma non era autorizzata»
LUGANO - «La questione rientra esclusivamente nelle competenze del Consiglio di amministrazione» di AIL. In altre parole, la decisione di rimuovere il graffito "anti-Israele" comparso alla fine dello scorso mese di luglio su uno degli stabili dell'azienda partecipata della Città di Lugano non è in alcun modo «riconducibile alla competenza diretta» dell'Esecutivo cittadino che sottolinea - rispondendo a un'interrogazione in merito - di non essere «neppure a conoscenza delle prassi operative normalmente adottate dall'azienda in casi analoghi».
Facciamo un passo indietro, alla fine di luglio. Dalla parete esterna di una cabina del gas della rete AIL, il graffito - che ritraeva l'immagine di uno scheletro intento a maneggiare una bomba, chiazzata di sangue, con la bandiera israeliana come livrea, accompagnato dalla scritta "La neutralità è complice del genocidio" - aveva trovato la via dei social network dopo essere stava condivisa in un post dal municipale Lorenzo Quadri, lapidario nel condannarne i contenuti. «Non è "libertà di espressione", ma un atto di vandalismo». E aggiungendo che «non si può pitturare a piacimento una proprietà pubblica».
Il graffito era quindi stato ripulito, per poi fare ritorno in formato "light" solo qualche giorno dopo. Ma è stato proprio quel primo colpo di spugna «in tempi rapidissimi» - sull'onda delle «parole velenose» del municipale leghista - a far scattare l'interrogazione di un gruppo di consiglieri comunali de La Sinistra e dei Verdi (prima firmataria Nina Pusterla, ndr.).
Tornando quindi alle domande (e alle risposte), al Municipio era stato chiesto anche se ritenesse che la decisione di AIL SA fosse «coerente con la propria adesione (28 maggio 2025) all’iniziativa lanciata da Ginevra e Losanna e diretta al Governo Federale, cui moltissimi comuni e cantoni hanno chiesto una presa di posizione e di condanna nonché un intervento per risolvere la crisi umanitaria in atto» a Gaza. E anche in questo caso, da Palazzo Civico pongono il medesimo distinguo, spiegando che «l'adesione all’iniziativa promossa dalle città di Ginevra e Losanna è stata presa dal Municipio quale organo Esecutivo di un ente pubblico; la decisione di ripristinare la situazione dopo l’avvenuto imbrattamento è invece stata adottata dagli organi esecutivi dell’azienda partecipata». Ossia «due ambiti decisionali distinti e autonomi» e di conseguenza «non è corretto porre le rispettive decisioni in relazione diretta tra loro».
Infine, la questione artistica. Perché l'interrogazione, vale la pena ricordarlo, si intitolava "Si dice che un’immagine valga più di mille parole, ma a Lugano ormai anche l’arte dà fastidio". È davvero così? La cancellazione è stata un gesto di censura?
La posizione della Città è chiara: «Lugano valorizza la street art e la considera parte integrante dell’offerta culturale e turistica cittadina. Le opere che fanno parte del patrimonio di street art luganese sono realizzate sulla base di richieste formali, autorizzazioni specifiche e valutazioni artistiche. Nel caso specifico, non si è trattato di un’opera autorizzata o sottoposta ad alcun processo di valutazione artistica o culturale, ma di un intervento spontaneo e non autorizzato su un bene di proprietà di una società partecipata».