La Lega vuole il referendum obbligatorio sui trattati UE

I deputati (primo firmatario Andrea Sanvido) lanciano una iniziativa cantonale. «Il tema della legittimazione democratica per accordi internazionali di grande portata è tutt'ora irrisolto»
BELLINZONA - La Lega chiede che i trattati istituzionali con l'Unione Europea siano da ora in poi sottoposti a referendum obbligatorio, soprattutto se potrebbero minacciare la sovranità nazionale. Il gruppo in Gran Consiglio (primo firmatario Andrea Sanvido) firma un'iniziativa cantonale che punta alla modifica dell'articolo 140 della Costituzione federale.
Attualmente, sono sottoposti obbligatoriamente al voto popolare (con doppia maggioranza per essere considerati approvati) le modifiche costituzionali, l’adesione a organizzazioni di sicurezza collettiva o a comunità sopranazionali e alcune leggi urgenti ma non i trattati ordinari, che sottostanno a referendum facoltativo.
«L’esperienza della bozza di Accordo quadro istituzionale (InstA) ha mostrato che l’UE richiede alla Svizzera elementi quali la ripresa dinamica del diritto europeo, meccanismi di sorveglianza e, in talune versioni negoziali, la possibilità di ricorso a organi arbitrali o alla Corte di giustizia dell’UE per la soluzione delle controversie. Questi elementi incidono direttamente sull’autonomia legislativa svizzera e sul margine decisionale democratico interno», scrive la Lega,
Il Movimento ricorda come l'argomento non sia nuovo: nel 2021 infatti il Nazionale ha respinto l'entrata in materia sull'argomento, lasciando «irrisolto il tema della legittimazione democratica per accordi internazionali di grande portata».
Già il Gran Consiglio argoviese ha portato di recente a Berna la richiesta di rendere obbligatorio il referendum per eventuali nuovi accordi con l'UE, sostenendo che «tali trattati possono incidere sulla sovranità cantonale e che i Cantoni devono poter contare su una legittimazione democratica rafforzata».
In Ticino nel 2019 i deputati di Lega e UDC avevano lanciato una iniziativa cantonale che chiedeva di respingere l’allora bozza di Accordo quadro con l’UE, «denunciandone gli effetti di riduzione dell’autonomia svizzera, la ripresa sistematica del diritto UE e la sottomissione alla Corte di giustizia dell’UE; l’episodio evidenzia la sensibilità del nostro Cantone verso il mantenimento della sovranità e il coinvolgimento democratico su dossier europei». Si tratta di preoccupazioni che «restano attuali nell’opinione pubblica e possono ripresentarsi in eventuali nuovi pacchetti negoziali».
Per questo, il popolo deve poter dire la sua e la Lega incarica il Gran Consiglio ticinese di (ri)portare la proposta alle Camere federali.