"Arrocchino" leghista: «Sconfitta? Solo in un mondo capovolto»

Il coordinatore della Lega Daniele Piccaluga sulla decisione del Governo di affidare a Claudio Zali la Magistratura e la Polizia mentre a Norman Gobbi la Divisione delle costruzioni del DT.
BELLINZONA - «Non vi sono le condizioni per procedere in questa direzione». Così il Governo, dopo ore di riunione, si è espresso ieri sera sul tanto discusso arrocco tra i consiglieri di Stato Claudio Zali e Norman Gobbi. Capitolo chiuso? Non proprio.
Un arrocchino infatti ci sarà. La conduzione politica della Magistratura verrà affidata a Claudio Zali. Gobbi, che cederà anche la responsabilità della Polizia cantonale al collega leghista, per riequilibrare i carichi di lavoro, assumerà temporaneamente la conduzione della Divisione delle costruzioni del DT.
Ma come valuta questo compromesso (perché di compromesso si tratta) chi ha partorito all’origine l’idea dell’arrocco? «Sconfitta? Solo in un mondo capovolto», esordisce il coordinatore della Lega Daniele Piccaluga. «Abbiamo alzato il coperchio su un sistema che preferisce i silenzi alle soluzioni. Se poi qualcuno chiama “sconfitta” il fatto che oggi tutti discutano di arrocco, competenze e assetti di Governo, allora siamo felicemente colpevoli di aver smosso le acque. La Lega ne esce come sempre: con la schiena dritta e la voce alta».
Cosa può portare questo avvicendamento?
«Dipende da come lo si guarda: per qualcuno è un compromesso, per noi è un varco. Non sarà una rivoluzione, ma intanto abbiamo smosso mattoni in un muro che pareva eterno. Questo “arrocchino”, come qualcuno lo definisce con ironia, ha già ottenuto qualcosa di significativo: ha costretto il sistema a muoversi, a rimettere in discussione certi equilibri dati per intoccabili. Le situazioni eccezionali non si affrontano con il pilota automatico. E noi, che non siamo mai stati comodi passeggeri, siamo pronti a guidare. Anche quando la strada è in salita».
Le reazioni degli altri partiti non si sono fatte attendere. C’è chi parla di minestrone istituzionale e chi invece di riforma lillipuziana.
«Quando la Lega muove qualcosa, gli altri si agitano. È sempre stato così. Se non avessimo ottenuto nulla, avrebbero detto che siamo irrilevanti. Ma siccome qualcosa si è mosso, allora gridano al minestrone. Quanto alla “riforma lillipuziana”, mi viene da sorridere: chi non ha mai mosso un dito ora si lamenta perché non abbiamo ribaltato il tavolo. Noi preferiamo cambiare le cose un passo alla volta, con coraggio e concretezza. E ogni passo avanti, anche piccolo, dà fastidio a chi vive di immobilismo».
L’arrocco però qualche grattacapo al Governo l’ha creato. C’è spazio per un po’ di pentimento?
«Assolutamente no. La politica non serve a tenere tutto fermo per non disturbare nessuno. Serve ad accendere il confronto, anche quando è scomodo. Se un’idea crea movimento, significa che ha toccato un nervo scoperto. E se quel nervo riguarda l’equilibrio immobile di certi assetti, tanto meglio. Pentirsi? No grazie. Semmai ci si dovrebbe pentire di aver taciuto troppo a lungo. Noi abbiamo fatto il nostro dovere: abbiamo aperto una discussione che da anni tutti evitavano. E lo rifarei domattina».