«Il Governo valuterà correttivi per evitare che persone con redditi elevati ricevano sussidi?»


Interrogazione interpartitica sull' erogazione di sussidi pubblici a persone con redditi superiori alla media e/o occupazione parziale.
Interrogazione interpartitica sull' erogazione di sussidi pubblici a persone con redditi superiori alla media e/o occupazione parziale.
BELLINZONA - «Il sistema di aiuti pubblici in Ticino, sebbene volto a sostenere le fasce più fragili della popolazione, presenta elementi che sollevano interrogativi in merito alla sua equità e sostenibilità». A metterlo nero su bianco, in un'interrogazione, sono i granconsiglieri Cristina Maderni (PLR), Sem Genini (Lega), Diana Tenconi (PLR), Alessandro Mazzoleni (Lega), Gianluca Padlina (Centro) e Roberta Soldati (UDC).
In particolare, l’accesso a sussidi da parte di persone con redditi superiori alla media cantonale o con attività lavorativa ridotta solleva dubbi sulla giustizia redistributiva e sull’efficacia del sistema. Stando ai dati ufficiali, le spese del Cantone dal 2001 sono più che raddoppiate e oggi per oltre il 50% riguardano sussidi e sovvenzioni. Nello stesso periodo il PIL cantonale è cresciuto a tassi molto inferiori, così come le risorse destinate agli investimenti sul nostro territorio. In altre parole, abbiamo attualmente in Ticino un’attività statale essenzialmente concentrata sulla redistribuzione».
Dai dati forniti dal Consiglio di Stato in risposta all’interrogazione 76.24 emerge che, sebbene la maggior parte dei beneficiari RIPAM abbia redditi disponibili inferiori a 80'000 franchi, «esistono anche unità di riferimento (UR) con redditi superiori a 100'000 franchi che ricevono sussidi. Inoltre, il sistema RIPAM si basa sul reddito disponibile, che può differire sensibilmente dal reddito lordo, rendendo difficile una valutazione trasparente e comparabile».
Nonostante il sistema si basi su criteri economici, «in alcuni casi può accadere che persone con redditi superiori alla media cantonale beneficino quindi di sussidi o aiuti, ad esempio per effetto di deduzioni, composizione del nucleo familiare, percentuale dell’attività lavorativa ridotta o altri parametri. Alla luce dell’importanza di garantire un uso equo delle risorse pubbliche e della necessità di rafforzare la responsabilità individuale, si ritiene opportuno approfondire ulteriormente alcuni aspetti trasversali del sistema di sussidi. Il problema relativo ai sussidi RIPAM è stato tra l’altro nuovamente sollevato dalla recente interrogazione 81.25, nella quale viene messo in evidenza una possibile via per ridurre i sussidi in determinati casi».
Da qui le domande al Consiglio di Stato
- Il Consiglio di Stato dispone di dati aggregati che permettano di stimare quante persone beneficiarie di sussidi (non solo RIPAM, ma anche AFI, API, aiuti allo studio, assistenza, ecc.) percepiscano un reddito lordo superiore alla media cantonale? Se sì, può fornirli?
- È possibile stimare, per ciascun tipo di sussidio, la quota e il numero di beneficiari che svolge un’attività lavorativa inferiore al 100%? In particolare, quanti di questi manterrebbero il diritto al sussidio se lavorassero a tempo pieno, considerando un reddito pro-rata?
- Il Consiglio di Stato ritiene opportuno introdurre un sistema di monitoraggio trasversale che consenta di valutare l’effettiva necessità economica dei beneficiari su base unificata, al di là dei singoli criteri settoriali?
- Alla luce della risposta all’interrogazione 76.24, che evidenzia la presenza di UR con redditi
- elevati tra i beneficiari RIPAM, il Governo intende valutare correttivi per evitare che persone con redditi elevati ricevano sussidi?
- È ipotizzabile estendere il principio di responsabilizzazione individuale (già discusso per RIPAM) anche ad altri ambiti di sussidio, ad esempio introducendo criteri di attivazione o di disponibilità al lavoro per i beneficiari in età attiva?
- Il Governo intende promuovere una revisione complessiva del sistema di sussidi, con l’obiettivo di rafforzare l’equità, la trasparenza e la sostenibilità finanziaria, anche alla luce dell’evoluzione demografica e delle finanze pubbliche?