«Più debito, meno democrazia? L’UDC non ci sta»

La presa di posizione del partito sull'approvazione del consultivo 2024 in discussione durante la prossima seduta del Gran Consiglio.
BELLINZONA - Si preannuncia acceso il dibattito previsto per la prossima seduta del Gran Consiglio, in calendario martedì 10 giugno. Tema calco (oltre al tanto discusso arrocco leghista): l'approvazione del consuntivo 2024.
Il gruppo UDC si è riunito per definire le proprie posizioni su alcuni temi centrali. «Il Consuntivo 2024 ha chiuso con un disavanzo di fr. 71.8 mio a fronte dei 130.8 mio preventivati. Sebbene possa apparire una buona notizia, il miglioramento dei conti è dovuto essenzialmente a dei ricavi fiscali straordinari di fr. 49.9 mio (cifra che tralascia i ricavi di trasferimento pari a fr. 72.6 mio dovuti ai profughi ucraini, considerati solo nel preventivo 2025) e non a delle misure per il contenimento della spesa. Questo, ovviamente ci preoccupa».
Il debito pubblico ha superato i 2.6 miliardi di franchi, «il capitale proprio è negativo (–215.9 milioni) e la spesa per personale, beni e sussidi è cresciuta in modo preoccupante. Il Decreto Morisoli, accolto dal popolo, è stato ignorato anche nel 2024. Le richieste dell’UDC per interventi mirati sono rimaste lettera morta».
Secondo l'Udc, il Governo non ha mostrato alcuna visione d’insieme né volontà di riforma. «In nome del rispetto delle cittadine e i cittadini che lavorano e vivono nel nostro Cantone, l’UDC invita a respingere il Consuntivo 2024».
Durante la prossima seduta del Parlamento verrà discussa anche la proposta di introdurre una soglia di sbarramento del 3% per l’elezione in Gran Consiglio. Proposta che il partito non condivide. «In Svizzera il pluralismo politico è alla base della nostra democrazia. Limitare la rappresentatività significa minare la morfologia della nostra democrazia rappresentativa, che in Svizzera è essenzialmente l’espressione del popolo».
E ancora: «Va da sé che limitare la rappresentatività nei legislativi come vorrebbe lo sbarramento non rispetta il principio cardine del nostro Paese. Si escluderebbero dei partiti o dei movimenti che seppur eletti con una percentuale contenuta di voti, rappresentano comunque una parte dell’elettorato ticinese».